Discorso alla Città, il vescovo: «il turismo e l’agroalimentare sono le frecce nell’arco da potenziare insieme»

Per superare la crisi causata dal terremoto c’è anche «la dimensione materiale ed economica». Lo ha ricordato stasera monsignor Domenico Pompili, nel “Discorso alla Città” in occasione della solennità di Santa Barbara, patrona della città e della diocesi di Rieti. «Perché restare in questo territorio martoriato se non ci sono possibilità di far crescere i propri figli, prospettando delle possibilità di lavoro?», si è chiesto.

«L’economia, già fragile, ha subito una scossa devastante – ha sottolineato il presule -. Ma come suggeriscono in positivo tante vicende post-terremoto, questa fine può diventare un nuovo inizio». Monsignor Pompili ha citato il caso di Noto, che «dopo il crollo della cupola della Cattedrale ha visto nella ricostruzione la premessa per un investimento turistico che ha finito per soppiantare la vicina Siracusa, creando anche tante nuove possibilità di lavoro per i giovani».

«Vuol dire – ha evidenziato – che l’economia riparte più forte se si dà seguito alla vocazione, magari ancora inespressa, di un territorio. Nel nostro caso il turismo e l’agroalimentare sono le frecce nell’arco da potenziare insieme. Questa crosta di terra spaccata può liberare energie che nella routine di una normalità tranquilla e un po’ sonnacchiosa erano rimaste intrappolate».

«Spirito, anima e corpo – ha concluso il vescovo -. Non l’uno contro l’altro. Né l’uno senza l’altro. L’uomo è un essere insieme composito e semplice. È un intero che non può e non deve essere ridotto, mortificato, mutilato. Restiamo interi, anche se impoveriti. Con i piedi ben saldi su una terra che, benché ferita, ha tanto da dire al mondo. E con gli occhi capaci di vedere che anche le macerie sono impastate di cielo. È questa la nostra ricchezza».