Discorso alla Città / Ludovisi: «La città è un arcipelago»

Giovanni Ludovisi: «lo scenario che emerge dalle parole che nel discorso utilizza il Vescovo, poggia su dispositivi narrativi architettonici e, in senso lato, urbanistici che mi interessano molto».

Non ha mancato di trovare eco nelle stanze dell’Amministrazione comunale il discorso alla città del vescovo Domenico. Ad esempio da architetto e l’assessore all’Urbanistica, Giovanni Ludovisi è rimasto piuttosto colpito dai riferimenti del ragionamento di mons. Pompili: «Se parliamo di mura, di porte e finestre, se parliamo di ponti lanciati verso la prossimità, verso ciò che è oltre noi stessi, allora parliamo di “casa”, di abitare, di abitudine, di identità» spiega l’assessore, precisando che l’ultimo è un «tema spinoso che continua a porre domande quanto mai complesse e irrisolte».

In effetti il discorso del vescovo è sembrato un invito alla città a ritrovare se stessa per aprirsi al mondo…

Mi pare una sollecitazione opportuna. Se parliamo di “mura”, parliamo di limite capace di contenere, forse, proprio un’identità, parliamo di una “misura” di divisione tra interno e esterno, tra fuori e dentro, ma potremmo anche azzardarci ad estendere al prima e al dopo, al sopra e sotto. Il guaio è che le classiche categorie di pensiero oggi sono poco efficaci per l’orientamento.

Di sicuro mons. Pompili non richiama alla nostalgia di ciò che non è più…

Forse il punto è che le identità sono sempre evoluzione, in cammino. Sono una domanda, una ricerca. Probabilmente molte domande resteranno senza risposta ancora a lungo, permettendo linee interpretative differenti, fino a che non saremo capaci di percepire e abitare un nuovo limite, di configurare una nuova geografia.

Una diversa lettura della città da cui trarre sicurezza e conforto?

Mi pare adeguata la figura dell’arcipelago, piuttosto e al posto della più abusata immagine della rete di connessioni, come cifra di interpretazione dell’attuale e complessa geografia sociale, sia in termini prettamente urbanistici che culturali. L’arcipelago è quel luogo che esiste solo nella relazione che si innesta tra le isole di cui si compone. In esso le singolarità sono e restano mute al di fuori dello scambio con le altre unità. Se identità è ricerca, percorso, il luogo in cui compierla è un arcipelago di relazioni. Le città contemporanee sono così: costellazioni di arcipelaghi che contengono al loro interno molteplicità di arcipelaghi.

E Rieti non fa eccezione?

Se la sfida consiste nel ridare una configurazione alla propria identità collettiva, non si può prescindere dalla necessità di una lettura delle complessità dei luoghi. E giustamente il Vescovo ne dà una chiave interpretativa, spronando noi tutti, percorrendo proprio questa traccia di lettura complessa dei molteplici simboli vivi ancora oggi. Lo fa ricorrendo alla nostra storia, per ricordare che la nostra città nasce come isola di un arcipelago più ampio che ci vedeva in relazione con Roma, con l’Umbria e l’Abruzzo. E ancora: il Vescovo ci ammonisce a guardare lontano e a non ribaltare lo sguardo su noi stessi. Individuare scenari che ipotizzino percorsi alternativi al fine di ridare dignità e prosperità al territorio tutto.

Il problema è calare queste intuizioni in linee di azione…

Torniamo alle mura di cinta: il limite tra città e campagna oggi è inesistente, ma proprio su questa mancanza si può definire uno scenario di compenetrazioni adatto a rispettare sia la vocazione agricola del reatino, sia l’ambizione a farsi città. Le nuove espansioni dovranno evitare consumo inutile di altro suolo e ricomprendere ampie aree da destinare ad orti urbani. Nella mia relazione che anticipa la stesura del Programma Pluriennale di Attuazione, ad esempio, l’area delle “Porrara” viene letta come zona a vocazione agricola da connettere con circuiti ciclopedonali all’esistente. Tutte le nuove espansioni dovranno avere un carattere strategico che miri alla definizione di obiettivi a respiro turistico e di servizio alla collettività. È ora di finirla con speculazioni che marginalizzavano i servizi negli spazi di risulta delle più redditizie lottizzazioni. Ne va del futuro della città e dell’economia nel suo complesso; oggi troppe case, spesso di pessima qualità architettonica, galleggiano sul mercato dell’invenduto. La città è cresciuta troppo e si è sparpagliata. Va ricucita utilizzando il bisturi dell’innovazione, del riuso, della sostenibilità.

Don Domenico è anche tornato sul tema delle vie di comunicazione.

Sì, è la metafora dei “ponti”, e mi allineo al vescovo sulla necessità di cercare soluzioni per completare le infrastrutture viarie che aspettiamo da quarant’anni. La Rieti-Terni o la Rieti-Torano devono trovare una definizione a breve tenendo presente le esigenze di tutto il territorio. Penso anche al treno che dovrebbe collegarci a Roma passando per Terni: la politica dovrebbe rivendicare la necessità di mettere insieme L’Aquila, Rieti, Terni e Roma su una linea di aree interne, su rotaia, degna del ventunesimo secolo. Sui ponti c’è da aggiungere una riflessione sui disagi che gravano sui pendolari in direzione Roma. La Regione deve aiutarci ad aiutare tante persone ora ridotte a subire condizioni da terzo mondo. E dobbiamo chiederlo tutti insieme.

E il “sogno” del vescovo di un parco o di un museo dedicato alle acque?

Sul tema dell’acqua e del Velino c’è una proposta formulata dal Comune, su mia iniziativa, dal nome evocativo “Ri(vi)Ve”: RIeti (vi)ve il Velino. È una proposta basata su un’idea coinvolgente e aperta. Si è trattato di individuare un’area, che si articola sul segno territoriale del fiume Velino, su cui pensare di attivare tutta una serie di servizi volti ad arginare zone di degrado sociale, accompagnando tali attività con azioni volte al recupero di luoghi e edifici a valenza urbana. È un progetto aperto che deve funzionare da moltiplicatore di servizi e investimenti. È una sfida di tutti. Sono convinto che la città sarà in grado di coglierla, e anche di vincerla, a prescindere dal finanziamento ministeriale, se a spronare il cambio di passo, che comunque va nella stessa direzione, c’è e ci sarà anche la voce importante e ascoltata del Vescovo. Per la città e nella città di tutti.

Clicca qui per il video del Discorso alla Città del Vescovo Domenico Pompili.

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