Ricostruzione

«Di terra e colore»: sculture mariane delle terre del sisma tornano al pubblico

Sono in mostra nel salone del Palazzo Papale di Rieti, insieme alle esposizioni della Valle del Primo Presepe, la Madonna Lactans e la Pietà in terracotta recuperate dal territorio di Accumoli dopo il sisma, due opere che tornano alla fruibilità grazie ad Art Bonus

Presentate nella sala degli Stemmi di Palazzo Papale, a Rieti, la Madonna Lactans e la Pietà: due opere in terracotta policroma restaurate grazie ai contributi raccolti grazie ad Art Bonus per il Terremoto.

I beni provengono, rispettivamente, dalla Chiesa di Sant’Agata di Grisciano, frazione di Accumoli (Madonna Lactans, opera di Giacomo e Raffaele da Montereale) e dalla Chiesa di Santa Maria della Misericordia di Accumoli (Pietà, di autore anonimo) e tornano alla fruibilità della comunità reatina attraverso l’esposizione “Di terra e colore”, una mostra che racconta le sculture mariane provenienti dai territori del sisma.

Il progetto di restauro delle due terracotte fa parte della più ampia programmazione di restauro dei beni custoditi nei depositi allestiti durante l’emergenza sisma 2016 e si configura all’interno delle attività dell’Ufficio del Soprintendente Speciale per le aree colpite dal sisma del 24 agosto 2016 del Ministero della Cultura che, attraverso il il progetto trasversale “Sisma 2016. Progetto per la diagnostica, la progettazione e il restauro dei beni storico-artistici mobili colpiti dai sismi del 2016 nelle regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria“, si pone l’obiettivo di restituire tale patrimonio culturale alla pubblica fruizione attraverso l’affidamento dei progetti di restauro e recupero delle opere colpite dal terremoto del Centro Italia.

Alla presentazione hanno preso parte, il vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili, il Direttore Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale Marica Mercalli e il Soprintendente Speciale Sisma 2016 del MiC Paolo Iannelli. Presenti anche il Funzionario storico dell’arte del MiC Giuseppe Cassio – direttore dei lavori, il Funzionario restauratore del MiC del Monica Sabatini – progettista, e Carlotta Banchelli de L’OFFICINA (Consorzio di ditte individuali artigiane) – impresa che ha curato il restauro.

Le opere

Le opere afferenti a questo progetto qui presentate sono in terracotta, un materiale povero, tuttavia estremamente elegante quando lavorato con sapiente maestria. La scultura in terracotta ha sempre sofferto di una subordinazione nei confronti di materiali più nobili, come il bronzo e il marmo.

Perché questo pregiudizio? I motivi sono diversi, dalla deteriorabilità del materiale che viene più comunemente utilizzato dagli artisti per bozzetti e studi, al suo frequente uso in ambito devozionale, espressione della cultura popolare e locale. Ed è qui che ci troviamo nel reatino, in territori di confine, davanti ad opere riconducibili a personalità artistiche solo in parte delineate, che rielaborano, con diverse capacità, le aperture culturali locali, fortemente devozionali, alle influenze di contesti più colti e innovativi. Il patrimonio diffuso del reatino è testimonianza infatti di linguaggi figurativi sviluppatisi in territori caratterizzati da intensi scambi commerciali e commistioni artistiche.

E la terracotta, nelle opere qui presentate, ben unisce esigenze devozionali – esaltate dal forte realismo che questo materiale ben esprime, come nella Pietà della Chiesa di S. Maria della Misericordia di Accumoli – insieme a forme di estrema eleganza e raffinatezza, come nella Madonna Lactans proveniente dalla Chiesa di S. Agata a Grisciano, piccola frazione di Accumoli.

Già affidata in passato dalla critica a “scuola abruzzese” con attribuzioni poco convincenti, la scultura è stata restituita da Giuseppe Cassio ai fratelli Giacomo e Raffaele da Montereale. Considerato il soggetto, quest’opera bene incarna l’intensa devozione al culto della Madonna del latte, così diffuso nella civiltà rurale dell’Italia centrale, e legato al tema della fecondità, della natalità, come retaggio dei culti pagani, in una traduzione dalle linee sobrie ed eleganti.

I danni e le operazioni di pronto intervento

Entrambe le opere sono realizzate in blocchi di terracotta sovrapposti lavorati a mano e dipinti con strati policromi applicati a freddo.

La Pietà si trovava sull’altare maggiore della chiesa e ne rappresentava l’immagine simbolica principale; è stata recuperata in grandi frammenti dovuti al crollo dell’edificio.

È stata quindi schedata secondo le direttive del Sistema Informativo Territoriale Carta del Rischio, imballata e trasportata al deposito allestito durante la fase emergenziale dal MiC presso la Scuola Forestale Carabinieri di Cittaducale.

Anche la Madonna Lactans, una volta recuperata e schedata, è stata imballata e portata al deposito di Cittaducale per ricevere il primo intervento di messa in sicurezza, che ha previsto l’analisi dello stato di conservazione, del degrado e del danno in vista della programmazione dell’intervento generale di restauro, che si è appena concluso.

Durante questa prima fase sono state effettuati le operazioni di pronto intervento come la spolveratura e la ricomposizione di piccoli frammenti erratici e dei grandi pezzi della struttura.

Il progetto di restauro

Il progetto di restauro del gruppo di opere mobili in terracotta custodite presso il deposito reatino di Cittaducale fa parte della più ampia programmazione di restauro dei beni custoditi nei depositi allestiti durante l’emergenza, con l’obiettivo di restituire tale patrimonio culturale alla pubblica fruizione.

In particolare nel reatino tali attività sono state coordinate in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone, Latina e Rieti (ora per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti), e sono state bene illustrate nella mostra Rinascite. Opere d’arte salvate dal sisma di Amatrice e Accumoli. 17/11/17-11/02/18, Terme di Diocleziano, Roma (qui il contributo a cura di RAICultura). La mostra ha avuto come duplice obiettivo di ricostruire le relazioni tra opere e territorio e di rivivere l’attività di recupero del patrimonio artistico condotta in maniera sistematica nelle zone devastate dal sisma, anche attraverso una serie di scatti fotografici d’autore di Paolo Rosselli.

Le operazioni che hanno interessato le due sculture hanno previsto una serie di interventi conoscitivi come l’analisi diagnostica e la documentazione fotografica. Si è passati poi agli interventi conservativi volti al consolidamento dei supporti, al ristabilimento della coesione degli strati preparatori e pittorici, alla ricomposizione e alla integrazione plastica in base allo studio filologico delle opere, per poi passare alla pulitura, alla stuccatura e alla reintegrazione pittorica con verniciatura finale.

Quest’ultimo aspetto ha tenuto conto dell’istanza devozionale ed è per questo che si è deciso di eliminare ogni genere di interferenza causata da una diversa interpretazione fornita dall’ultimo restauro documentato negli anni Ottanta del secolo scorso. Le opere sono state dotate di strutture all’avanguardia atte a sostenerne il peso e a mantenere l’integrità dell’insieme in piena sicurezza. Le strutture sono state progettate per garantire la movimentazione e la flessibilità di collocazione dando l’opportunità di renderle autonome e non più vincolate alle strutture architettoniche che le ospitavano e che fungevano da potenziali elementi di rischio.