De Lellis, Paolucci (Uil): «il personale in servizio fa i salti mortali»

È stato «un altro sabato di passione» quello fatto registrare dal Pronto Soccorso di Rieti nella giornata del 27 febbraio.

A sostenerlo è il segretario Uil Alberto Paolucci che in una nota ammette che «il personale in servizio fa i salti mortali, ma la realtà è che il reparto è sotto-organico. Qui invece di assumere si fa il gioco delle tre carte. Si spostano le unità da una parte all’altra, ma in realtà l’investimento della Regione e della Asl in medici ed infermieri da impiegare all’ospedale di Rieti non c’è. Tutto fumo, slogan e i problemi si incancreniscono».

«Il modello “Intensità di Cura” per ictus – aggiunge Paolucci – rischia di “far saltare” altri reparti. Perché di investimenti e nuovi assunti non se ne vedono. Per creare questa Unità ospedaliera si sono racimolati infermieri e medici altrove. Una “coperta corta” che non aiuta a rilanciare gli altri dipartimenti già in sofferenza».

«Il Pronto Soccorso prima di tutti» precisa il segretario provinciale Uil. «A Cardiologia alcune persone sono andate in pensione. Stesso discorso per Pediatria. Torno a chiedere un patto fatto per questa città, perché quando non si garantisce una sanità decente la gente scappa».

Paolucci racconta un aneddoto:

Quando Joe Bryant doveva firmare il contratto con la squadra di basket di Rieti, al suo procuratore chiese di visionare l’ospedale. L’ospedale è il termometro del livello culturale e sociale di un territorio e come Uil siamo molto preoccupati.

«L’attivazione della Stroke Unit, l’unità di trattamento neurovascolare, dedicata alla cura di pazienti con ictus è collocata nell’area della medicina d’urgenza/Obi ed è dotata di 4 posti letto, con un team neurovascolare che se ne occupa rappresentato da neurologi, medici di medicina e chirurgia d’accettazione e urgenza, radiologi, fisiatri, chirurghi vascolari, infermieri e fisioterapisti. Tutta gente preparata – riconosce il sindacalista – ma tolta ad altri reparti dell’ospedale. Questo modello ipotizzato già nel 2010 fu poi definitivamente accantonato con uno studio molto particolareggiato nel 2012 perché Rieti non aveva e non ha i numeri (i degenti) per ammortizzare un simile investimento. Così si è fatta una sotto-struttura che ha dei limiti».

I pochi soldi trovati per realizzare questa unità operativa sarebbero stati tolti dai rinnovi di una quarantina di interinali. Ma nelle ultime ore è il Centro Trasfusionale che fa discutere: «hanno fatto e detto e ci sono riusciti dirottando le sacche di sangue al San Filippo Neri di Roma. Si accentra tutto nella Capitale e i nostri malati fuggono a Terni e a L’Aquila. Ormai al Cup abruzzese quando sentono che sei reatino, ti dicono scherzando: “ma perché venite tutti qui, a Rieti so’ morti i medici e gli infermieri?”».

Il 29 febbraio anche il Tribunale Diritti del Malato e tutte le sigle del Comitato Salute incontreranno i vertici della Asl per bloccare questo modello “Intensità di Cura”. «La Uil chiede un programma di insieme – conclude Paolucci – e sulla Pediatria, ad esempio, stiamo ancora aspettando».