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Dare voce ai giovani in politica

Le nuove generazioni sono attente ai problemi legati al bene comune, hanno una spiccata sensibilità ecologica, auspicherebbero maggiore giustizia sociale

Dalle prossime elezioni politiche anche i giovani tra i 18 e i 25 anni potranno votare in Senato. C’è stato bisogno di realizzare una riforma che modifica l’articolo 58 della Costituzione per raggiungere il risultato. Molto probabilmente ci saranno conseguenze sui risultati delle elezioni, perché in futuro dovrebbero ridursi alcune delle differenze che hanno portato a formare i due rami del Parlamento italiano in modo differente. Camera e Senato fino a ora avevano, infatti, una base elettorale diversa. Invece dalla prossima volta i voti dei 4 milioni di cittadini neomaggiorenni peseranno in modo uguale nella conta.

Ma ci saranno conseguenze per i giovani?

Infondo queste persone già votavano per la Camera, potevano quindi, già partecipare pienamente alla vita politica del Paese. Secondo alcuni esperti questa misura, forse, potrà rendere le forze politiche più attente alle tematiche che sono a cuore dei giovani, perché saranno più interessate ad attrarre il loro voto. Si cercheranno vie di comunicazione per avvicinare il linguaggio politico a quello giovanile, si organizzeranno momenti di incontro per aprire il confronto intergenerazionale.

Sarebbe stato raggiunto un bel risultato.

Attualmente, rilevano vari studi, le nuove generazioni sono attente ai problemi legati al bene comune, hanno una spiccata sensibilità ecologica, auspicherebbero maggiore giustizia sociale e sono disponibili a impegnarsi in manifestazioni, in campagne di sensibilizzazione, in attività di volontariato. Contemporaneamente essi sono profondamente sfiduciati verso i partiti e i movimenti politici e poco interessati al voto.

Andare loro incontro potrebbe cambiare qualcosa, ma c’è un reciproco disinteresse. C’è una sproporzione demografica che fa pendere la bilancia sugli adulti e sugli anziani in Italia. I programmi elettorali e i candidati probabilmente continueranno a investire i loro sforzi per pescare le preferenze dalla fascia di popolazione più ampia. Allora la riforma sarà servita solo a ridurre le differenze prodotte dai risultati del voto e a garantire una maggiore governabilità. Di conseguenza questa nuova riforma potrebbe essere vista come una semplice riorganizzazione delle regole di palazzo. Un altro passo che conferma la distanza tra giovani e politica.

Risultato differente si otterrebbe con l’estensione del diritto di voto ai sedicenni. In questo caso si allargherebbe davvero la base elettorale e per le forze politiche potrebbe tornare a essere interessante il attrarre il voto delle fasce di popolazione giovanile. Forse, almeno all’inizio la partecipazione dei giovani non cambierebbe di molto, però i partiti sarebbero più attenti alle loro sensibilità, ai loro problemi, al loro futuro.

Foto di Free-Photos da Pixabay