Un'agenda per la città

Dalla «rivoluzione gentile» all’Agenda per la città: Università in centro come motore di pensiero

Il tema del trasferimento della Sabina Universitas nel centro storico anima il forum sulla «rivoluzione gentile», alla ricerca di un'agenda condivisa di impegni per la città e il territorio

Un luogo di promozione della città, una risorsa nel senso più profondo del termine. Questa l’immagine della Sabina Universitas emersa dal forum promosso da «Il Messaggero» in collaborazione con Alessandro Rinaldi Foundation per ricondurre il dibattito aperto della “rivoluzione gentile” sollecitata dal vescovo a un’agenda fatta di impegni concreti e verificabili.

Un milione per la nuova sede

E l’impegno per il polo universitario reatino è quello di portare la sede nel centro storico, dentro palazzo Aluffi. La vecchia sede dei Carabinieri, infatti, è stata oggetto di impegnativi lavori di adeguamento sismico dal parte della Provincia di Rieti e il presidente Mariano Calisse ha annunciato la disponibilità di circa un milione di euro da investire per dare all’Università una sede comoda e prestigiosa. Un annuncio che segna anche l’intenzione dell’ente di tornare tra i protagonisti del consorzio di servizi all’università.

L’Università è un impegno da prendere fino in fondo

Le riforme dell’assetto istituzionale e la mancanza di risorse avevano infatti condotto la Provincia a indebitarsi con il consorzio Sabina Universitas, fino a metterlo in crisi. La difficile situazione si è sbloccata da circa un anno con la messa a disposizione per le lezioni delle aule dell’istituto per Geometri e la decisione della Fondazione Varrone di restare nel consorzio, ma fissando a 500 mila euro il tetto del suo contributo. Al tema dei conti si è poi aggiunto quello della governance, essendo il consiglio di amministrazione della Sabina Universitas in scadenza.

Su questi argomenti è intervenuto in modo ampio Vincenzo Regnini. Da vicepresidente del consorzio Sabina Universitas, ha posto l’alternativa tra chiudere e rilanciare. Si tratta cioè di «uscire da una situazione di precarietà» dimostrando di avere «il coraggio di restare fino in fondo». E il rilancio è possibile anche tenendo conto che il consorzio di istituzioni che fornisce servizi agli atenei ha reso possibile un’esperienza universitaria consolidata, a dispetto di tante meteore viste in altri territori.

Coinvogere tutti i comuni

Un discorso condiviso dal principale finanziatore del consorzio, la Fondazione Varrone, che per voce del presidente Antonio D’Onofrio ha sollecitato tutto il territorio a farsi carico della permanenza dell’Università a Rieti. Il problemi da risolvere sono infatti quelli del rifinanziamento e della ricapitalizzazione: l’ottimale sarebbe un fondo che i comuni della provincia potrebbero mettere insieme, con piccoli impegni di spesa, per dare un segnale di interesse più generale. La risorsa di un polo di studi, infatti, non è tanto un aiuto all’economia del capoluogo, che comunque investe 300mila euro nel consorzio universitario, quanto alla capacità di pensiero di tutto il territorio.

Il problema dei laboratori

Quanto al trasferimento in centro, Calisse, Regnini e D’Onofrio hanno precisato che è necessario trovare una seconda sede per sistemare i laboratori, e in questo è stata avanzata dal sindaco Antonio Cicchetti la proposta di utilizzare l’ex ospedale civile, possibile con l’aiuto della Regione Lazio, proprietaria dell’immobile. Nell’attesa potrebbe essere risolutivo un temporaneo appoggio dei laboratori nella sede di palazzo Dosi.

Rendere unica l’offerta

Il tutto senza dimenticare la necessità di caratterizzare i corsi affinché divengano attrattivi, e dato il contesto, è forse nel settore della specializzazione post laurea che ci sono le migliori prospettive. Una tesi raccolta dal vescovo, che ha sottolineato come in altre realtà, anche più piccole di Rieti, la riuscita delle università è legata a caratteristiche uniche. E siccome «l’identità la fa anche la location», la sistemazione dei corsi in palazzo Aluffi è assolutamente auspicabile.

Un’agenda possibile

Anche perché i tempi sono potenzialmente brevi: «Abbiamo già lavorato con la direzione di sabina universitas, dal punto di vista progettuale, con ipotesi di divisioni degli spazi» ha spiegato il presidente della Provincia, che cadenzando i tempi necessari per i progetti esecutivi, le gare d’appalto e l’esecuzione dei lavori, non dispera di poter avere palazzo Aluffi pronto per settembre.