Memoria

Dal dramma alla ricostruzione: nei caduti del Borgo la lezione per il tempo presente

Domenica 6 giugno la parrocchia di San Michele Arcangelo insieme ai cittadini di Rieti e alle rappresentanze istituzionali ha fatto memoria dei caduti nel bombardamento del Borgo della città

Tre squilli di tromba hanno anticipato la deposizione della corona di fiori sul monumento ai caduti nel bombardamento del Borgo, omaggiato dal sindaco Antonio Cicchetti, sull’esecuzione del Silenzio. Ai piedi della scultura di Dino Morsani un gruppo di bambini in rappresentanza delle scuole della città; disposti attorno, come in un abbraccio, i parrocchiani di San Michele Arcangelo, tanti cittadini, uomini e donne delle istituzioni. Giovani e anziani insieme, in un’ideale staffetta della memoria, costruita condividendo la lettura dei nomi dei morti nell’operazione militare, incisi su una lastra posta di lato al monumento.

A benedire il momento, augurando la pace a chi ha perso la vita in guerra, il parroco don Benedetto Falcetti. Poi la parola all’assessore regionale Claudio Di Berardino e al sindaco di Rieti. Il primo ha sottolineato l’importanza della commemorazione collettiva, della condivisione della memoria, da coniugare alla consapevolezza su un presente nel quale la guerra continua a esistere. È altrove nel mondo, ma i processi della globalizzazione la rendono vicina e sensibile attraverso fenomeni come quello delle migrazioni. Senza dimenticare che i conflitti non sono solo bellici, ma anche sociali, e se è vero che dalla guerra l’Italia è uscita scegliendo la Repubblica, la democrazia, la libertà, è altrettanto vero che la crescita conseguente non è stata omogenea. Un compito del presente è dunque quello della riduzione delle disparità. Poi una sottolineatura in comune con il sindaco: dalle tragiche conseguenze della guerra il Paese è uscito con una straordinaria capacità di ricostruzione: è un compito al quale siamo chiamati anche oggi, ma andrà condotta all’insegna della sostenibilità, non della concorrenza sfrenata.

Da parte sua Antonio Cicchetti ha sottolineato la necessità di evitare ad ogni costo la guerra, perché dall’avvento dell’aviazione in poi, essa ha perso ogni elemento di nobiltà, lasciando sul campo solo la sua natura di fenomeno misterioso, tragico e irrazionale, seppure umano. Oggi la guerra va esclusa dalle possibilità perché le armi a disposizione hanno la capacità di travolgere tutto e tutti, sono capaci di una distruzione totale. E dunque il modo migliore di rendere omaggio a ciascuno dei caduti è impegnarsi affinché i conflitti vengano mitigati e il loro sacrificio non abbia a ripetersi.

Riflessioni incorniciate da un nuovo squillo di tromba al quale ha fatto seguito l’Inno nazionale.