Ricostruzione

Da musica e preghiera l’energia segreta che aiuta a superare le difficoltà

«Due cose non ci sono mai mancate in questi cinque anni di paura, incertezza, ritardi, sfiducia e ora di timida speranza: la musica e la preghiera»: le parole del vescovo alla veglia di Grisciano per i cinque anni dal terremoto del 2016

Musica e preghiera: è il binomio proposto dal vescovo Domenico al termine della veglia di preghiera vissuta a Grisciano sulla soglia del quinto anniversario del sisma che nella notte del 24 agosto del 2016 ha portato distruzione e lutti nei territori di Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto. Fu la prima di una lunga serie di scosse che hanno progressivamente allargato il fronte dei danni e dei problemi. Questioni concrete a fronte delle quali la bellezza astratta della musica e il raccoglimento della preghiera non sembrano efficaci.

Ma è una lettura superficiale. Perché «la musica è la colonna sonora che ci consente di superare le difficoltà». E per farsi meglio capire monsignor Pompili ha ricordato l’impressione avuta, proprio ad Accumoli, quando alla prima festa vissuta dopo il terremoto giunse la banda musicale: «Si vedeva che la musica aveva il sopravvento rispetto alla tristezza che i musicisti portavano dentro e traspariva dai loro volti».

E per questo, a ben vedere, la musica non è mai mancata nei cinque anni che ci separano dalla tragica notte del terremoto. Come non è mai mancata la preghiera: «Anche qui qualcuno può dire che essa non ha molto effetto pratico. Ma esattamente come per impastare il cemento non basta la materia, ma ci vuole anche l’acqua, la preghiera in questi anni è stata l’occasione per ritrovare l’energia interiore che ci ha consentito di superare le tante difficoltà che abbiamo incontrato».

La sintesi di questa forza dello spirito è il crocefisso: c’era anche durante la veglia di questo 23 agosto a Grisciano, posizionato in modo irrituale nel mezzo del cantiere che ha fatto da contesto al momento in comune. Un’immagine che rimanda a quello che ondeggiava in alto durante i funerali delle vittime. «Non ci ha mai abbandonato – ha sottolineato il vescovo – per ribadire che il dolore fatto sperimentare dal terremoto ha una sola forma di reazione possibile: l’amore di cui il crocefisso è l’espressione. Lasciamo allora che questa immagine di Gesù che mostra il suo amore sia anche la musica e la preghiera che ci accompagnano nel futuro».