Cura del creato: «Far rivivere la bellezza di cui siamo custodi»

«Come l’ecologia integrale mette in evidenza, gli esseri umani sono profondamente legati gli uni agli altri e al creato nella sua interezza. Quando maltrattiamo la natura, maltrattiamo anche gli esseri umani. Allo stesso tempo, ogni creatura ha il proprio valore intrinseco che deve essere rispettato. Ascoltiamo “tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” e cerchiamo di comprendere attentamente come poter assicurare una risposta adeguata e tempestiva».

Così scrive il Papa – con una citazione del n. 49 della sua «Laudato si’» – nel Messaggio per la “Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato”, celebrata il primo settembre. A una settimana dal sisma che ha sconvolto l’Appennino centrale, mietendo vittime e danni nel lembo nord–est della nostra regione, le parole di Francesco costituiscono un forte stimolo per chi si trova a riflettere sul senso di quel che è capitato.

Il senso di un evento in cui il creato sembrerebbe essersi rivoltato contro la creatura più “invadente” che lo abita. Eppure, nulla più di naturale, di più “ecologico” del terremoto. Lo ha ribadito lo stesso monsignor Pompili durante la celebrazione dei funerali delle vittime di Accumoli e Amatrice. Il pastore della diocesi reatina, quella maggiormente colpita dal sisma, ha parlato forte e chiaro: «A dire il vero, il terremoto ha altrove la sua genesi! I terremoti esistono da quando esiste la terra e l’uomo non era neppure un agglomerato di cellule. I paesaggi che vediamo e che ci stupiscono per la loro bellezza sono dovuti alla sequenza dei terremoti. Le montagne si sono originate da questi eventi e racchiudono in loro l’elemento essenziale per la vita dell’uomo: l’acqua dolce. Senza terremoti non esisterebbero dunque le montagne e forse neppure l’uomo e le altre forme di vita. Il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell’uomo!».

L’uomo, fra le creature, non è certo insignificante, come ha tenuto a dire, durante i vespri in San Pietro presieduti dal Pontefice per la Giornata, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, commentando il testo patristico di san Pietro Crisologo in cui si ribadisce, ha detto il cappuccino, «l’idea biblica della sovranità dell’uomo sul cosmo». L’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, «nel senso che partecipa all’intima essenza di Dio che è di essere relazione d’amore», e quindi con un ruolo più alto. Il fossato tra Dio e la creatura «per grazia è colmato: il fossato che c’è tra Dio e l’uomo è minore di quello che c’è tra Dio e il resto del creato».

Ecco, allora, che la grande dignità dell’uomo chiamato a somigliare a Dio Creatore lo interpella a una maggiore responsabilità verso quella natura rispetto alla quale egli è un gradino più su. Se l’uomo si comporta fedelmente al suo essere fatto a immagine di Dio, il suo atteggiamento sarà quello di una capacità di agire come cooperatore nella creazione e da responsabile custode di quella natura che non è “matrigna” ma sorella.

In questo spirito dovrà impostarsi, sempre secondo l’omelia di Pompili, l’impegno del post terremoto: facendo proprio l’atteggiamento di mitezza di Gesù, pastore buono. «Solo così la ricostruzione non sarà una “querelle politica” o una forma di sciacallaggio di varia natura, ma quel che deve: far rivivere una bellezza di cui siamo custodi. Disertare questi luoghi sarebbe ucciderli una seconda volta. Abitiamo una terra verde, terra di pastori. Dobbiamo inventarci una forma nuova di presenza che salvaguardi la forza amorevole e tenace del pastore».