Culture d’ambiente

Potrebbe non essere sbagliato leggere le difficoltà degli ultimi anni anche nello stato della città e dei suoi dintorni. In fondo anche la cartaccia per strada – quando non si trova di peggio – racconta qualcosa di come siamo…

Scendiamo con Benito Rosati sull’argine del Velino, nel tratto attiguo al “Ponte di Ferro”. Ma stavolta non si tratta di raccogliere rifiuti abbandonati (che pure non mancano). A preoccupare l’ambientalista reatino è una striscia di terra lunga diversi metri e larga un paio. Si sta staccando dall’argine e rischia di cadere nel fiume portando con sé molte grosse piante. La “frattura” è evidenziata da un dislivello di circa un metro rispetto al terreno più interno.

«Forse sono troppo apprensivo e non c’è pericolo. Ma questa vicinanza con il ponte mi preoccupa, e forse sarebbe il caso di intervenire» ci spiega Benito.

Benito, ma a Rieti abbiamo una cultura dell’ambiente?

A parole sì. Ma nei fatti no. Ci sono i volontari per forza che si stanno muovendo: una decina di persone con qualche bambino. Stiamo crescendo. Ma è tutto affidato alla buona volontà: ci compriamo le pale, i guanti, i sacchi… Anche in questi ultimi anni le cose non sono cambiate.

Ma è un problema di soldi – con gli enti pubblici in cronico affanno – o di volontà?

Non lo so. Ma una soluzione va trovata. Ti faccio un esempio: con la raccolta differenziata dei rifiuti dovremmo stare al 65% del totale. I dati ufficiali dicono che stiamo al 30%. Secondo me se arriviamo al 20% già è tanto. Eppure non sembra una pratica costosa. Anzi: alla fine la gran parte della fatica la fanno in casa i cittadini. A questa andrebbe solo aggiunto un controllo serio.

È vero che le amministrazioni fanno poco. Ma è anche vero che i cittadini ci mettono del loro! Sbaglio a dire che una cultura dell’ambiente non sembra tanto un problema amministrativo, quanto un tema di cittadinanza?

No, hai ragione. Ma per mettere insieme una cultura ci vuole prima l’educazione. Se il cittadino si comporta male va corretto, va aiutato a fare meglio. Non è che possiamo sculacciare chi sporca, ma a fare le multe non si sbaglia. D’altra parte chi fa bene la raccolta differenziata – per tornare al tema di prima – può essere premiato, magari agevolato con sconti fiscali.

Scusami se insisto su questo aspetto, ma un conto è la differenziata, un altro la cartaccia per strada…

È vero, ma c’è la multa pure per quella, come anche per le macchine parcheggiate in modo improbabile.

C’entra un discorso sul rispetto degli altri…

Ma anche di se stessi! Anni fa feci propaganda come uomo sandwich perché si spegnessero le auto nell’attesa del passaggio del treno viale Maraini. All’epoca mi guardavano come un alieno. Ma è una cosa di buon senso e oggi la ricorda un cartello di fianco alle sbarre del passaggio a livello. La logica dovrebbe essere la stessa di quando chiudiamo il rubinetto dell’acqua o spegniamo la luce a casa. Lo facciamo automaticamente, l’abbiamo imparato da piccoli. Quello che manca è l’educazione civica. O più banalmente un richiamo ad un sapere più antico: «non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te!» mi sembra una frase saggia.

Sembra addirittura banale…

Sì: il rispetto per l’ambiente, per il prossimo, per l’acqua, per l’aria… a parole lo sappiamo tutti. Però nei fatti sembriamo proprio dimenticare che noi mangiamo con l’ambiente. Mangiamo anche i disserbanti, i pesticidi. Sarà banale ma io non mi stanco di ripeterlo, perché abbiamo i figli e i nipoti. Tutto sommato è inutile lamentarsi della maleducazione degli adulti di oggi. Proviamo ad insegnare ai bambini quello che è meglio fare.