Cultura a Km zero

Cosa hanno in comune i prodotti tipici dell’agricoltura locale ed il lavoro editoriale? È il tema che la V Comunità Montana del Montepiano Reatino proverà ad affrontare in una iniziativa in programma il 24 e il 25 aprile promossa nel mercato a chilometri zero di via Micioccoli insieme ad alcuni partner istituzionali

Quando si parla di cultura, solitamente si pensa al lavoro intellettuale, ad una dimensione astratta, leggera, disincarnata. Ma nella maggior parte dei casi una lettura di questo tipo risulta parziale, inadeguata a dar conto della realtà. Uno sguardo più attento al panorama locale, ad esempio, non può escludere la dimensione dei saperi legati all’agricoltura e alle tradizioni alimentari.

Un tema, questo, che sembra stare a cuore del Mako, il mercato contadino a forte vocazione territoriale gestito dalla Comunità Montana del Montepiano Reatino. Inaugurato lo scorso 20 dicembre, si trova a Rieti in Via Micioccoli, ed è aperto cinque giorni a settimana, dal martedì al sabato, dalle 9 alle 14.

«Il Mako – ci spiega Pina Rotili della Comunità montana – nasce grazie a un finanziamento della Regione Lazio, Assessorato all’Agricolura. L’idea è quella di un mercato agricolo a chilometri zero nel quale possono vendere soltanto i produttori, senza l’intermediazione di una realtà commerciale. Il produttore offre direttamente al consumatore prodotti provenienti per la quasi totalità da aziende ubicate nei 12 comuni che compongono il comprensorio della Comunità Montana: Cantalice, Cittaducale, Colli sul Velino, Contigliano, Greccio, Labro, Leonessa, Monte San Giovanni in Sabina, Montenero Sabino, Morro Reatino, Poggio Bustone e Rivodutri».

Il chilometro zero è quindi garantito dalla ridotta distanza fisica tra il luogo di produzione e quello di vendita…
Sì, ma non è solo un fatto geografico. Il chilometro zero va letto anche come garanzia di genuinità, di supporto alla tradizione locale del prodotto tipico, del prodotto fresco. L’aspetto alimentare è lo spunto, il punto di partenza: il cibo è anche l’espressione della specificità del territorio. Nel cibo si ritrova qualcosa della nostra cultura locale. Il mercato è strettamente dedicato al commercio alimentare, ma attorno a questa situazione cerchiamo di far muovere anche altri aspetti. Ad esempio collaborando con le Pro-Loco per portare la tradizione dei paesi nel capoluogo e, viceversa, per esportare il mercato agricolo verso le piccole comunità. È un modo per andare incontro tanto al cliente quanto al produttore. Cerchiamo di aiutare anche le produzioni più piccole: laddove non hanno la forza di fare da sole le invitiamo a consorziarsi e abitare insieme un punto vendita al Mako. Non solo con i prodotti, ma anche con la propria specificità.

In questo modo il mercato, senza rinunciare alla propria funzione economica, diventa anche un punto di raccolta e di informazione turistica?
Sì, stiamo cercando di capire se è possibile inserirlo anche in veri e propri percorsi turistici, in modo da legare in modo più stretto le bellezze locali alle tipicità alimentari.

C’è anche l’idea di allargare lo spazio all’artigianato?
È un’ipotesi di lavoro, ma per il momento ci stiamo concentrando sugli aspetti legati al cibo. In questo senso c’è innanzitutto da valorizzare l’artigianato alimentare, ad esempio quello legato alla produzione di liquori. Ma in prospettiva ci piacerebbe recuperare i mestieri “antichi”: includere chi lavora il ferro, chi fa i cesti, chi fa i merletti… potrebbe essere una delle prossime iniziative.

Nel frattempo questa sinergia fra chilometro zero e cultura sta conoscendo anche altri sviluppi. Mi riferisco all’evento “Mako Cultura” in programma i prossimi 24 e 25 aprile…
Sì, la Comunità Montana, insieme al Comune di Rieti, alla Camera di Commercio, Archivio di Stato, Pro-Loco di Cantalice e il Consorzio delle Pro-Loco della Valle Santa ha pensato di dare il via ad una qualche sinergia. L’idea originale era quella di fare una rassegna dell’editoria locale, a “chilometro zero”. Forse è anche un modo di andare un po’ controcorrente, di mettere insieme cose certamente diverse, ma che non è detto non possano convivere e fare a loro modo squadra.

Le parole chiave di “Mako Cultura” potrebbero essere “combinare, accostare”…
È vero, dopotutto si vanno a presentare libri e giornali nel bel mezzo di un mercato agricolo. Non è esattamente usuale, forse ha l’aria di una piccola sfida. Ma in fondo non c’è contraddizione: abbiamo detto che il cibo è espressione di una determinata cultura, ma anche l’editoria locale ha le sue specificità. A guardar bene non sono cose troppo lontane: ovviamente un conto è la cultura gastronomica ed un altro è quella della carta stampata, ma entrambe ci raccontano qualcosa di noi. È all’approfondimento di questa dimensione identitaria che cerchiamo di rivolgerci.