Chiesa

Covid-19. Maffeis: decisive prudenza e saggezza richiamate dal Papa

Il sottosegretario della Cei, don Ivan Maffeis, in una dichiarazione alla stampa, circa la fase di ritorno graduale alle attività quotidiane e alla normale vita ecclesiale, richiama al senso di responsabilità per non calpestare i tanti sacrifici fatti soprattutto in termini di vite umane

Nell’odierna “fase di transizione”, in cui “l’emergenza pandemia non è conclusa”, “prudenza e saggezza richiamate dal Papa sono decisive. Per questo come Chiesa non possiamo in alcun modo giustificare fughe in avanti”. È quanto, in sintesi, afferma all’Adn-Kronos, don Ivan Maffeis, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana, rifacendosi alle parole di Francesco nella Messa di questa mattina a Casa Santa Marta. La volontà dei vescovi, spiega don Ivan, è di “andare avanti col dialogo costruttivo” col governo nel momento in cui si lotta perché la pandemia non torni ai livelli appena superati.

“La parola del Papa – spiega – è importante, è la parola di un padre, decisiva e opportuna”. “Il richiamo del Papa alla prudenza e alla saggezza – fa notare ancora don Ivan – è davvero la cifra che ci serve per contemperare due esigenze che non possono essere contrapposte”. La salute di tutti non può essere sottovalutata, dunque, ribadisce il sottosegretario della Cei, non osservare le disposizioni oggi significherebbe “calpestare le fatiche e le sofferenze de Paese”, significherebbe “di fatto irresponsabilità che nessun cittadino può permettersi, sarebbe come calpestare i tanti morti, medici, infermieri, gli stessi sacerdoti e quanti, in una forma o nell’altra, si sono esposti per curare i malati di coronavirus compromettendo la loro stessa salute. Una sottovalutazione che sarebbe una irresponsabilità non scusabile”.

Per questo motivo, conclude il sottosegretario della Cei, guardando al periodo trascorso e a quello che ci attende, “se nelle settimane che abbiamo alle spalle, ciascuno con responsabilità ha accettato le regole imposte, ora bisogna ricordarsi che non siamo fuori dall’emergenza. Il percorso che abbiamo davanti deve per forza prevedere una fase transitoria nella quale tornare gradualmente al lavoro, alle attività quotidiane e alla vita ecclesiale”. Una fase nella quale “prudenza e saggezza sono decisive. Per questo come Chiesa non possiamo in alcun modo giustificare fughe in avanti”.