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Covid-19: facciamo chiarezza su ricerca, vaccini e nuovi medicinali

Con il passare delle settimane si moltiplicano le notizie riguardanti la soluzione per porre fine alla pandemia che sta sconvolgendo la vita di miliardi di persone. Non sempre, però, si tratta di progressi reali della ricerca e di novità che hanno una validità scientifica

Il vaccino arriverà tra due anni, anzi no tra pochi mesi. Riusciremo a realizzare una medicina in grado di sconfiggere il nuovo coronavirus, ma per ora possiamo già utilizzare farmaci esistenti. Questa estate potremo andare in spiaggia, magari con le mascherine. I tamponi devono aumentare, ma la vera svolta ci sarà con i test sierologici. Questa ed altre questioni riempiono notiziari, giornali ed entrano prepotentemente sui social. Spesso si tratta di notizie la cui fonte è verificabile, ma non sempre è così. Il rischio, reale, è di creare da un lato suggestioni il cui confine con l’illusione è labile, dall’altro di generare una certa confusione che di certo non aiuta nella battaglia al nuovo coronavirus. Cerchiamo dunque di fare chiarezza con l’ausilio del professor Giovanni Rezza, medico, docente italiano, dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità ed epidemiologo.

Non esiste un farmaco specifico

“Si stanno valutando farmaci già utilizzati da tempo, al momento il farmaco specifico per il Covid-19 non esiste”. Lo ribadisce all’inizio dell’intervista a VaticanNews il professor Rezza, sottolineando come “il cosiddetto proiettile magico che va a colpire il nuovo coronavirus non è a nostra disposizione”. L’epidemiologo conferma poi che si registrano complicazioni cardiovascolari in diversi casi di persone infette, dopo le iniziali polmoniti. “Questo – spiega – ha portato la ricerca a concentrarsi su nuovi, ulteriori studi per combattere il coronavirus”.

Tamponi e test sierologici

“I tamponi sono fondamentali, sono la vera soluzione per capire se un soggetto è davvero infetto o no dal Covid-19”. Nel sottolineare dunque l’importanza di essi, il dottor Rezza non sottovaluta però anche il valore dei test sierologici, di cui tanto si parla negli ultimi giorni. “Questi permettono di capire la reale diffusione del coronavirus in un determinato luogo”, dunque hanno una funzione importante per la statistica sia a livello micro che regionale. “Ciò però non vuol dire – ammonisce – che si possano dare patentini di immunità a chi dovesse avere gli anticorpi. Su questo – aggiunge -si è espressa in modo chiaro anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità”.

Le mascherine aiutano

Alla domanda sulla possibilità che le mascherine diventino obbligatorie, ad esempio suoi luoghi di lavoro, Rezza risponde che “ancora su questo la comunità scientifica sta discutendo”, ed anche l’Oms non si è espressa a riguardo. “Che le mascherine aiutino a non trasmettere le goccioline è evidente, ma la loro obbligatorietà non è ancora stata decisa”, aggiunge il professore.

Improbabile un vaccino a settembre

I tempi sulla disponibilità di un vaccino sono un’altra questione da tempo dibattuta. Inizialmente si parlava di due anni, poi di dodici mesi, ora addirittura di sei. Secondo Rezza è però improbabile pensare di avere un vaccino già alla fine dell’estate. “L’accelerazione in atto – aggiunge il dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità – ci fa comunque pensare che potrà esserci un vaccino contro il Covid-19 nei primi mesi del 2021”. Un’ipotesi, questa, che implicherebbe una stagione invernale ancora alle prese con l’epidemia, ammesso che essa rallenti durante l’estate.

Vacanze? Sì, ma il coronavirus resterà

“Anche in estate ci sarà la diffusione del Covid-19, possiamo sperare che il contagio rallenti, ma non che finisca con l’arrivo della bella stagione”. Dunque secondo Rezza l’ipotesi di andare in vacanza non è remota, ma pensare a delle ferie come quelle della passata stagione è di fatto impossibile. “Si può ragionare su delle ferie scaglionate, dove il distanziamento sociale sarà necessario, ma su questo si deve ancora lavorare e lo si farà in queste settimane per arrivare pronti al periodo estivo”, conclude l’epidemiologo.

Da Vatican News