Costini: povera Rieti, Sant’Antonio, pensaci tu

In un’estate che sembra non voler arrivare, metafora atmosferica di una crisi infinita, la nostra città sonnacchiosa, vede giorno dopo giorno prendere corpo la “città nuova” sognata dalla sinistra locale: disperazione, rassegnazione, con i migranti oramai perfettamente integrati nel tessuto sociale, in cui distinguere rifugiati politici e nativi diventa complesso, se non per il colore della pelle.

Oramai quasi più nessuno ha neanche le forza di protestare: non i commercianti la cui crisi è aggravata dalla totale assenza di iniziative estive, dall’abbandono in cui versano musei e biblioteche, da una ztl incomprensibile, dal degrado urbano; non gli imprenditori, con i cantieri fermi, tartassati da gabelle e lentezze burocratiche; non i giovani, privati del futuro, impegnati a sopravvivere e a far sopravvivere i nonni, unica vera fonte di reddito rimasta in città.

Ed in questa situazione desolante l’assoluta insipienza di una classe politica, inadatta, inetta, inebetita di fronte alla incapacità di scegliere.

Oltre il refrain, oramai stonato, dei debiti pregressi, il nulla, il non fare vero paradigma dell’azione amministrativa della peggiore amministrazione del dopoguerra.

Non si decide sulle infrastrutture, sulla Rieti-Torano, frenata dall’egoismo di un comitato di quartiere, dimenticando l’importanza di una strada che sarebbe vitale per il capoluogo e per l’intero cicolano, iniziata 40 anni fa, e ancora ferma grazie all’incapacità di decidere di una classe politica preoccupata di qualche decina di voti di preferenza, ma sorda alle esigenze di un territorio; non si decide sull’ASM, ad un passo dal fallimento, abbandonata a se stessa, estromessa dalla gestione di bacino, ridotta a terreno di conflitto politico, nella miopia del tracollo vicino; non si decide sulle esternalizzazioni, prima annunciate, poi negate, poi mascherate, sicuramente fallimentari, considerato che si vorrebbe vendere un prodotto declamandone le perdite e rifiutate anche dal sistema imprenditoriale locale, consapevole della sola che gli si sta proponendo; non si decide sull’urbanistica, nave senza nocchiero, con un assessore indagato e scomparso, con uffici paralizzati, con un dirigente sul piede di partenza, con i cantieri fermi in tutta la città.

E nel frattempo si distruggono le poche eccellenze che questa città poteva vantare: musei e biblioteche (Rieti  città della cultura) chiuse ed abbandonate, campi sportivi (Rieti città dello sport) che si tenta di svendere a società che non hanno neanche i soldi per iscriversi ai campionati, Terminillo (Rieti città del turismo) trasformato in un cimitero per stambecchi, asili nido, casa di riposo (Rieti invidiata dall’Emilia Romagna per la qualità dei suoi servizi sociali, ricordate?)  in liquidazione.

Questa è Rieti oggi, sicuramente grandi responsabilità nel passato, ma in una congiuntura in cui Comune, Regione, Governo Nazionale sono nelle mani di una stessa coalizione, in cui esponenti di spicco del centrosinistra locale occupano poltrone importanti, assessori e sottosegretari, può oggi il PD chiamarsi fuori? Onestamente non mi sembra credibile.

La realtà è che questo centrosinistra sopravvive grazie alla quasi totale assenza di opposizione, che non può reggersi sul coraggio di due o tre consiglieri alla prima esperienza, ma dovrebbe vedere in campo chi ha nel tempo avuto ruoli ed incarichi, oltre che voti. Ma si sa a Rieti meno ti fai vedere, meno parli e più raccogli.

Però poi non ci lamentiamo per favore, andiamo alle cene politiche, e speriamo che S. Antonio si dimentichi nella sua bontà della brutta figura di qualche giorno fa e ci benedica.