Costa cara in Laos la conversione al cristianesimo

Nel mirino i cristiani di etnia Hmong, nei confronti dei quali il regime è diffidente, soprattutto a causa dell’antica opposizione al governo comunista ai tempi della guerra tra Vietnam e Stati Uniti. Il cristianesimo è fra le quattro religioni riconosciute dalla Costituzione, ma un decreto del 2002 consente al Governo di mantenere uno stretto controllo sulle fedi.

La conversione al cristianesimo comporta, in Laos, l’accusa di “turbamento della pace sociale” e, in termini pratici, l’allontanamento dalle proprie case, con la perdita di tutti i propri averi. Come ha riportato l’Agenzia Fides, nei giorni scorsi, 6 famiglie cristiane di etnia Hmong – nei confronti della quale si nutre diffidenza, soprattutto a causa dell’antica opposizione al governo comunista ai tempi della guerra tra Vietnam e Stati Uniti – sono state cacciate dal loro villaggio Ki Hai, nella provincia di Borikhamxay, nella parte centrale del Paese, dopo essersi rifiutate di abbandonare la fede. Dall’animismo, si erano convertite al cristianesimo e le autorità avevano arrestato due uomini, tra i capi famiglia, tenendoli in carcere per circa un mese e chiedendo di rinunciare alla fede cristiana. Quando sono stati rilasciati, di nuovo è stato loro ordinato di tornare a credere nell’animismo, ma hanno rifiutato ancora una volta e per questa ragione è giunto l’ordine di sfratto, a causa del quale le famiglie – in tutto 25 persone – hanno perso la casa, il terreno e la fattoria. Sono andate a vivere, in miseria, nel vicino villaggio di Hoi Keo e durante il viaggio il capo di una delle sei famiglie, un uomo di 62 anni, è morto a causa del trauma subìto.

Episodi ripetuti. All’inizio del mese di novembre, 7 cristiani di etnia Hmong erano stati arrestati nella provincia di Luang Namtha, nel Nord del Laos, dopo la loro conversione. Nei giorni successivi, 5 di loro erano stati rilasciati dopo aver firmato un impegno a rinunciare alla loro fede, mentre gli altri, che avevano rifiutato, sono stati trasferiti nella prigione provinciale. A settembre, 6 cristiani e un pastore sono stati arrestati per essersi riuniti in una casa a pregare. A giugno, cinque leader cristiani sono finiti in prigione con l’accusa di aver ucciso una donna, appena convertitasi dal buddhismo al cristianesimo, deceduta per morte naturale, che essi avevano visitato nelle ultime ore di vita, per darle il conforto della fede e della preghiera e di cui stavano officiando il funerale.

Il controllo delle fedi religiose imposto dal Governo. La Costituzione laotiana stabilisce il diritto alla pratica del culto senza restrizioni, ma un decreto del 2002 ha introdotto una serie di condizioni che consentono al Governo di mantenere uno stretto controllo sulle fedi. Sono riconosciute quattro religioni principali: il buddismo theravada – che riceve fondi e sussidi e gode del sostegno a livello governativo e non deve sottostare alle norme imposte alle altre fedi – il cristianesimo (che conta l’1,5 cento della popolazione, di cui lo 0,7% cattolici), l’islam e il baha’i. Il cristianesimo protestante, in particolare quello dei gruppi minoritari, è osteggiato con forza, perché esso è considerato un’importazione statunitense, che costituisce una minaccia per il modello politico e sociale imposto dal Partito unico comunista, che ha preso il potere nel 1975. A questo si aggiunge la repressione contro gli Hmong, che contano molte chiese domestiche demolite e fedeli uccisi. Coloro che cercano riparo nella vicina Thailandia, sono molto spesso catturati dall’esercito di Bangkok e rispediti oltreconfine.