Cori riuniti per la celebrazione della Domenica delle Palme

La Domenica delle Palme, che inaugura la Settimana per eccellenza dell’anno liturgico, già introduce al Triduo pasquale e orienta alla vittoria di Gesù sul peccato.

L’inno cristologico dell’apostolo Paolo (Fil 2, 6-11), che la messa del giorno propone come seconda lettura, indica perfettamente la missione del Signore, che si svuota della sua gloria divina – è questa la Kenosys – per diventare uomo e servo obbediente fino alla morte di croce.

Al fine di esprimere al meglio l’indole della celebrazione del 25 marzo, la Schola Cantorum «Chiesa di Rieti» e il coro «Giuseppe Rosati» di Sant’Agostino del maestro Emanuele Ciogli, insieme per la seconda volta sotto la direzione del maestro Barbara Fornara, stanno preparando un repertorio ispirato proprio da questo duplice anelito a entrare con Gesù nella Gerusalemme festosa e, allo stesso tempo, a percorrere con lui le strade della Via Dolorosa, nella consapevolezza che dal Calvario è giunta la salvezza del mondo.

Quest’anno, però, con una novità vistosa o, per meglio dire, sonora: il canto integrale della Passione. La liturgia tradizionale della Settimana Santa ha conservato sino ai nostri giorni l’uso di proclamare in canto la narrazione evangelica della Passione del Signore: una prassi antichissima che la riforma liturgica del Concilio Vaticano II non ha affatto cassato, come si evince, ad esempio, dalla lettura della circolare Paschalis sollemnitatis pubblicata il 16 gennaio 1988 dalla Congregazione per il Culto Divino (n. 33).

Domenica prossima, dunque, la Basilica Cattedrale risuonerà della Passione prevista per l’anno liturgico B, quella di Marco, cantata secondo la versione approntata nel 2016 dall’abbazia romana di San Paolo Fuori Le Mura, che, muovendo dalla pionieristica edizione pro manuscripto curata fra il 1973 e il 1975 da Dom Anselmo Serafin Osb, della badia di Cava de’ Tirreni, ha adattato la melodia gregoriana al testo italiano proposto dal Lezionario domenicale e festivo della Cei. Due cantori della Schola Cantorum «Chiesa di Rieti» si divideranno le parti del cronista e degli altri personaggi, mentre il ruolo di Gesù – conformemente a quanto prescritto dalle norme liturgiche – sarà affidato a un ministro ordinato.

L’imponente formazione corale che domenica prenderà posto nella cantoria di Santa Maria riserverà invece per sé gli interventi della turba, eseguiti alternando a falsobordoni a 3 e 4 voci di scuola ceciliana anche composizione di autori contemporanei.

Si tratterà di un modo diverso, sicuramente inconsueto per la nostra Chiesa locale, di accostarsi al testo della Passione, che l’Ufficio Liturgico diocesano propone non già come il recupero sterile, quasi antiquario, di una pratica antica o come cedimento a un gusto estetizzante privo di un legame intimo con la Parola proclamata e la liturgia celebrata, bensì come attuazione del dettame conciliare. Come recita infatti il n. 113 della Sacrosanctum Concilium, la costituzione sulla sacra liturgia del Vaticano II, «l’azione liturgica riveste una forma più nobile quando i divini uffici sono celebrati solennemente con il canto».