Giugno Antoniano

Concluso come da tradizione il Giugno Antoniano

All’indomani della processione tornata a percorrere le vie cittadine, la Pia Unione S. Antonio ha vissuto il gran finale è con la Messa vespertina in suffragio dei confratelli defunti per poi ritrovarsi per la piccola e sentitissima cerimonia della riposizione della statua

Conclusione più o meno nel pieno rispetto della tradizione per il Giugno Antoniano: all’indomani della giornata clou con la superba processione tornata a percorrere le vie cittadine, la Pia Unione S. Antonio ha vissuto il gran finale è con la Messa vespertina in suffragio dei confratelli defunti (a celebrarla, l’ex cappellano don Roberto D’Ammando) per poi, la sera, ritrovarsi per la piccola e sentitissima cerimonia della riposizione della statua.

Si ritrovano in tanti a Sant’Agostino per il momento di preghiera che si apre con un pensiero spirituale di padre Luigi Faraglia sul brano evangelico del giorno, con la figura dell’emorroissa che tocca il mantello di Gesù: un simbolo di affetto che richiama il grande legame con sant’Antonio di molti devoti, che desiderano toccare il santo, accostarsi a lui quasi come fosse un “lembo” della potenza di Cristo che salva attraverso la fede.

Le restrizioni prudenziali della pandemia non permettono di toccare e baciare immagini e reliquie, ma l’affetto verso la cara effigie viene mostrato con la devozione di sempre. E al suono della banda musicale di Lisciano, la statua raffigurante Antonio, così come quella del Bambino Gesù che tiene in braccio, viene calata dalla macchina processionale e in tanti vi sfilano dinanzi per l’atto di venerazione. Poi i confratelli la riconducono in sagrestia, per essere spogliata degli ex voto che la ricoprono e poterla riportare con calma a San Francesco.