Chiesa di Rieti

Con Dio nulla va perduto

«Il paradiso non è un sogno, ma il compimento della creazione. Non a caso, la parola paradiso evoca il giardino delle origini in cui l’uomo vive in armonia con sé, con l’altro, con la natura e, naturalmente, con Dio». Una riflessione intorno a inferno e paradiso, «per intuire che con Dio nulla va perduto», al centro del pensiero del vescovo Domenico dopo il rosario di ieri sera

«Perché i novissimi (morte/giudizio/inferno/paradiso) a parte il nome luccicante sono scomparsi dall’orizzonte? Forse perché il Vangelo, cioè la buona notizia, non può essere mai un giudizio

Si è aperta così la riflessione del vescovo Domenico dopo il rosario di ieri sera.

«In realtà, Gesù non è venuto per minacciare, però non si è mai sottratto a dire pane al pane e vino al vino. E per questo non l’ha passata liscia. D’altra parte, deve pur arrivare a un certo punto, l’ora in cui le menzogne, le manipolazioni, le meschinità e le violenze nascoste della storia, la marea senza fine, confusa, arruffata della colpa umana e dell’innocenza umana vengano messe in luce. Di qui dopo la morte il giudizio: inferno o paradiso».

«L’inferno? Sì, l’inferno non come un fatto, ma come una possibilità. Se ci fosse una persona che dica: Io basto a me stesso. Faccio tutto in funzione di me stesso. Voglio soltanto me stesso, me stesso e nessun altro. Se ci fosse una persona così, la cui unica voglia è rivolta a cercare solo se stesso, chiudendosi ad ogni altra cosa, Dio dovrebbe abbandonarla a sé, al suo ripiegamento su di sé. Dio infatti non può sopraffarla né tanto meno violentarla. Un uomo così, alla fine, davvero non avrebbe nient’altro che sé stesso – e proprio questo sarebbe l’inferno. Non ci può essere per noi una salvezza automatica, qualunque cosa facciamo, qualunque vita viviamo, anche perché l’inferno noi lo creiamo qui sulla terra, diventando sovente noi inferno per gli altri. Edith Stein nell’inferno di Auschwitz nel 1942 scriveva: Appartiene a ciascuno decidere del proprio destino. Dio stesso si ferma davanti al mistero della libertà di ogni persona».

«E il paradiso? Non è un sogno, ma il compimento della creazione. Non a caso, la parola paradiso evoca il giardino delle origini in cui l’uomo vive in armonia con sé, con l’altro, con la natura e, naturalmente, con Dio. È solo un’immagine, ma quanto basta per intuire che con Dio nulla va perduto. Perché Dio non può volere che qualcuno, qualcosa, qualsiasi cosa che è stata da lui creata, ricada nel nulla. Come si ricava dal Salmo 146,6: Dio che ha fatto il cielo e la terra/ il mare e quanto contiene/ (che) rimane fedele per sempre (alle sue creature)».