Comunità Laudato si'

Comunità Laudato si’, Galletti: «I popoli indigeni del mondo sono i veri eroi di questo momento»

Mattia Prayer Galletti, nel terzo intervento della sessione mattutina del forum delle Comunità Laudato si’ ad Amatrice, parla di tutta quella fetta di umanità che nessuno considera e che però costituisce una presenza essenziale per il futuro della nostra Terra

«I popoli indigeni del mondo sono i veri eroi di questo momento che il pianeta sta vivendo». Mattia Prayer Galletti, nel terzo intervento della sessione mattutina del forum delle Comunità Laudato si’ ad Amatrice, parla di tutta quella fetta di umanità che nessuno si fila e che però costituisce una presenza essenziale per il futuro della nostra Terra.

“Lead Technical Specialist” dell’International Fund for Agricultural Development, lo studioso emiliano ricorda un importante dato di fatto: «Nel mondo si contano 370 milioni di popoli indigeni, il 5 per cento dell’umanità, che è custode dell’80 per cento della biodiversità mondiale. Vive soprattutto nelle zone in teoria considerate dal punto di vista economico marginali del pianeta e nonostante questo decisive per la sopravvivenza del pianeta. Responsabilità molto forti, dinanzi alle quali il mondo non dà nessuna riconoscenza ma non esita a trattare queste popolazioni in maniera non solo vessatoria, ma addirittura spregiudicata». Si pensi alla forte ostilità che subiscono gli attivisti dei diritti degli indigeni. Non si contano i martiri, vittime di boss e sfruttatori vari, ma invisi anche a parecchi governi. «L’80 per cento delle persone uccise, tra gli attivisti, si registrano in quattro paesi: Brasile, Colombia, Messico e Filippine, in quest’ultimo Paese bollati come terroristi dal presidente Duterte», riferisce Galletti.

Sono proprio le popolazioni indigene a poter far germogliare una mentalità di responsabile e sostenibile rapporto con le risorse della natura. Al sinodo sulla regione panamazzonica se ne parlerà. Il saccheggio delle risorse forestali del suo “polmone verde” è infatti uno dei problemi su cui la Chiesa universale vuol ragionare.

Galletti cita qualche numero: «Il disboscamento record a maggio risultava di 579 chilometri quadri. Vero che nel totale dei milioni di chilometri quadri della foresta amazzonica rimane una piccola frazione, per cui viene comodo ai governanti di dire che quelle forestali sono risorse che è bene utilizzare e magari, nello sforzo di equa redistribuzione dei profitti, poi daranno benefici a tutti quanti». Ma il problema è che, così facendo, non si pongono limiti e si alimenta una mentalità di utilizzo irresponsabile pensando solo al valore economico: finché si ragionerà solo in termini di guadagno, «finché nella contabilità nazionale tagliare una pianta vuol dire valore economico e lasciarla lì vuol dire zero, non andremo da nessuna parte». È allora urgente muoversi per far entrare questi concetti nelle politiche economiche degli Stati tutti.

Galletti riferisce della riunione mondiale con i popoli indigeni da tutte le zone del pianeta svoltasi a febbraio su “Promuovere le conoscenze, le innovazioni indigene ai fini della resilienza climatica e dello sviluppo sostenibile”. Riunione che ha lanciato un messaggio forte e chiaro: «non consideriamo irrilevanti le conoscenze che ci possono portare i popoli indigeni. Co sono studi che dimostrano che dove vivono popoli indigeni la deforestazione è nulla, la sostenibilità naturale è massima, vivono in simbiosi con la natura, in sistemi molto fragili ma in cui si riesce a dare sostentamento e a garantire le generazioni future. Le loro sono tutte fonti di conoscenza per noi». Una delle caratteristiche delle culture indigeni è infatti «questo approccio olistico, questa capacità di avere uno sguardo d’insieme».

Anche il Papa, ricevendo la delegazione in udienza, «ha affermato che questo dialogo con i popoli indigeni è essenziale per l’umanità», ricorda il relatore. Abbiamo tutto da imparare da queste popolazioni: «Le comunità indigene hanno qualcosa da offrire alla comunità: tutte hanno istituzioni, basate in genere sui consigli degli anziani, che funzionano benissimo. E sono la dimostrazione che le risorse comuni possono essere gestiti, i conflitti interni gestiti e le conoscenze tradizionali saggiamente tramandate».