Composit: all’Auditorium Varrone prima serata di musica contemporanea

Mercoledì 5 luglio, presso l’Auditorium Varrone, si è tenuto il primo concerto di musica contemporanea della sesta edizione del Festival Composit. Davide Ianni, che della manifestazione è l’anima e l’inventore, ha presentato le novità di quest’anno e brevemente introdotto i tre brani del concerto. Tutti i musicisti fanno parte dell’Ensemble Composit e vantano riconoscimenti e incarichi prestigiosi.

Ad esibirsi per primo è stato Giorgio Casati al violoncello con Pression di Helmut Lachenmann. Un brano del 1969 che mette alla prova strumento e musicista. Quasi la versione colta di quanto le rock star facevano alle loro chitarre nello stesso periodo. Il violoncello, a volte solo sfiorato, è stato sapientemente ‘maltrattato’ con colpi d’archetto e pizzicate poderose. Ma tutta la superficie dello strumento è sfruttata, l’archetto suona anche il retro delle corde e le colpisce persino con il legno. L’oggetto-strumento è esaltato in tutte le sue potenzialità.

A seguire i 12 Preludi di Galina Ustvolskaya. Anna D’Errico ne ha offerto una magistrale esecuzione al pianoforte. La composizione pare essere stata pensata per mostrare le molteplici possibilità del pianoforte, fino a sonorità che ancora una volta ricordano il rock, o richiamano alla tradizione. Il tutto sostenuto da una struttura che a volte è fatta d’assenze e interruzioni. L’ascoltatore pare essere chiamato anche in questi casi, come a dover riempire i vuoti di un magnifico gioiello.

Dopo una breve pausa è stato il turno di Marco Fusi alle prese con Equilibrio Cerchio di Pierluigi Billone, compositore italiano presente in sala. È lo stesso Billone a introdurre il pezzo avvertendo che il violino è stato modificato (presenta 3 quarte corde e una terza) e il suono che ne risulta è perciò molto lontano dalla tradizione occidentale. La musica infatti compie lente accelerazioni e brusche frenate in una gamma di sonorità ampia ma appunto estranea allo strumento per come lo conosciamo. Lungo i 30 minuti del componimento aumentano continuamente le ‘dimensioni’ in cui sembra muoversi senza mai abbandonare quella zona d’equilibrio evocata dal titolo.

Questo è solo un resoconto esperienziale del concerto. Per un profano (come chi scrive) è difficile cogliere tutte le sfaccettature di brani non certo facili e dall’impatto straniante. Ma non dobbiamo pensare il contemporaneo come a un tradimento della ‘vera’ classica. Ne è una evoluzione o meglio ancora un approfondimento, un rapporto più completo ed esplicito con sonorità e strumenti che non toglie ma arricchisce la meraviglia e l’emozione che la musica trasmette.