Una competizione tra madonnari per la Valle del Primo Presepe

Superato il contest di pittura per bambini e ragazzi della scorsa domenica, il programma della Valle del Primo Presepe si avvicina alla prossima tappa. E sarà ancora la chiesa cittadina di San Domenico al centro dell’attenzione, con la terza competizione artistica organizzata nell’ambito della manifestazione promossa dalla Chiesa di Rieti insieme ai comuni di Greccio e Rieti, con il sostegno della Fondazione Varrone, la partnership di Autostrade per l’Italia e Regione Lazio, e la collaborazione di Confcommercio e Fondaco.

Mentre prosegue l’esposizione per l’altro concorso, quello di arte presepiale (nella Sala delle Colonne del chiostro di Sant’Agostino, in piazza Mazzini a Rieti), il 17 dicembre nella grande chiesa duecentesca di piazza Beata Colomba si confronteranno madonnari provenienti da tutta Italia che, ospiti della diocesi, sono stati chiamati a interpretare il tema del presepe come pensato nel Natale del 1223 a Greccio da san Francesco. Gli artisti giungeranno in città nella serata del 16 dicembre per poi mettersi all’opera già dalle prime ore della mattina successiva.

Le opere saranno realizzate su tavola ed è prevista una successiva vendita a scopo benefico, il cui ricavato andrà alla Caritas diocesana per essere destinato alla Casa del Futuro che la Chiesa di Rieti intende costruire ad Amatrice per dare vita a un polo dedicato all’accoglienza dei giovani, ma anche alla riflessione ambientale e culturale sulla linea tracciata dall’enciclica Laudato si’ di papa Francesco.

La premiazione del vincitore avrà luogo alle 19 e sarà allietata da alcuni brani eseguiti dagli studenti del liceo musicale “Elena Principessa di Napoli”. La commissione, presieduta dal vescovo Domenico, sarà inoltre composta da padre Luciano de Giusti, guardiano del santuario francescano di Greccio, dall’assessore alla Cultura del Comune di Rieti, Gianfranco Formichetti, e dagli artisti Gianni Turina e Alessandro Melchiorri.

L’arte dei madonnari è sembrata un buon modo per indagare da un punto di vista differente la straordinaria intuizione di fede del primo presepe. Perché è un genere artistico normalmente ritenuto “minore”, e dunque vicino all’esigenza autentica di san Francesco, anche per l’umiltà dello stare chini a terra, dello sporcarsi le mani; e poi perché la precarietà delle opere dice qualcosa della condizione della mangiatoia che ha accolto il Bambino.