Comifar, una crisi reatina irrisolta

Nonostante l’impegno di istituzioni e lavoratori, l’azienda di distribuzione farmaceutica ancora non riesce a trovare un equilibrio tale da garantire la continuità del servizio nell’interesse dei cittadini e dei dipendenti. Una difficoltà aggravata anche delle politiche di farmacie come quelle della ASM, che rifornendosi altrove aggravano le condizioni del comparto locale.

Abbiamo incontrato Claudio Mei, delegato sindacale UIL all’interno della Comifar, per capire quale è lo stato della crisi dell’azienda e tentare di tracciare le possibili vie di uscita.

Claudio, cos’è Comifar e quali sono le sue difficoltà?

Comifar è il principale operatore nella distribuzione farmaceutica in Italia, attivo a Rieti con una sede presso il nucleo industriale. A partire dal 2009, si è registrato un progressivo calo dei fatturati dovuto a motivi complessi, sia di politica aziendale che di congiuntura economica. Nei primi mesi del 2011, questa situazione di sofferenza ha portato la multinazionale proprietaria del magazzino di Rieti ad annunciare la chiusura, con tutti i problemi per i lavoratori che ne conseguono.

Però la politica e Federfarma hanno lavorato in vostro supporto…

Sì, le istituzioni e l’associazione di categoria dei farmacisti hanno lavorato ad accordi con i punti vendita sparsi sul territorio, volti a garantire all’azienda quella fetta di mercato che le è necessaria per mantenere il servizio ai cittadini e i posti di lavoro. L’azienda ha inoltre ottenuto la possibilità della cassa integrazione per i lavoratori in caso di difficoltà, anche se al momento ancora non vi ha ancora fatto ricorso.

L’azienda si trova quindi in una situazione di stallo…

Diciamo che i lavoratori vivono una sorta di prospettiva sospesa. Apparentemente tutti i soggetti in campo hanno fatto quanto in loro potere per portare a soluzione la crisi del comparto sul reatino. Nonostante ciò però, alcuni accordi fondamentali per la sopravvivenza dell’azienda sono inspiegabilmente disattesi, creando sofferenze di bilancio non facilmente sopportabili.

A che ti riferisci?

Un punto critico per noi sono gli ordinativi delle farmacie ASM. Quelle che i cittadini un po’ più anziani chiamano ancora “le comunali”, rappresentano il 10% del mercato del farmaco a Rieti. Una fetta che per le prospettive dei lavoratori Comifar rappresenta un margine di vita imprescindibile. Purtroppo però, ad oggi e da diversi mesi, dobbiamo registrare una assenza quasi totale di ordinativi da queste realtà.

Da cosa dipende?

Non lo sappiamo. Dall’inizio dell’anno in maniera differenziata per i quattro punti vendita, le farmacie ASM hanno ridotto gli ordini o hanno sostanzialmente smesso di farli. Il 23 giugno la Comifar e l’ASM, alla presenza del Sindaco, hanno firmato un patto che avrebbe dovuto riportare gli ordinativi ad un livello adeguato. Per quel che ne sappiamo – i sindacati sono esclusi dalle trattative – l’accordo prevede un piano biennale di mutua collaborazione. Tuttavia ad oggi, la dinamica degli ordini da parte delle farmacie ASM non è cambiata o è addirittura diminuita. Viene allora da chiedere alla dirigenza ASM quale ostacolo si oppone. Pensiamo debba renderne conto anche all’Amministrazione comunale, dato l’impegno vivo e visibile che questa ha speso per tutelare le vite dei lavoratori. In generale viene da domandarsi come si possa mantenere coesa una realtà sociale se le forze in grado di garantire una concreta solidarietà economica si sottraggono.

Nel frattempo com’è la vita quotidiana in Comifar?

Ad un certo punto della crisi, ai lavoratori sembrava di poter finalmente agguantare la speranza di una normalizzazione. Oggi, le continue delusioni delle loro aspettative li ha riportati in un clima di sofferenza e malumore, aggravato dall’incomprensibile disinteresse che le farmacie della municipalizzata manifestano verso di loro. A ciò si aggiunga che anche altri farmacisti, invece di inseguire una linea di solidarietà con i lavoratori del loro territorio, partecipano – anche in prima persona – ad interessi diversi e spesso lontani dalla realtà locale. I lavoratori Comifar sono umiliati dalla politica di moltissime farmacie, che pur dirottando il grosso degli ordinativi verso altre realtà, sfruttano la nostra presenza per far fronte alle emergenze o a momentanei ammanchi di magazzino. È un modo irresponsabile di operare che riduce le risorse della città a tappabuchi e pare corrispondere a un piano di deliberato impoverimento delle sue forze.