Comifar Rieti: verso la chiusura?

Anche la vicenda legata alla sede reatina della Comifar si sta avviando ad una fine ingloriosa e soprattutto dolorosa per i trenta dipendenti che vi lavorano, oltre che per tutte quelle persone che dei farmaci forniti dalla Comifar avevano costante necessità. Nella nostra provincia, come sottolineato anche da un’interrogazione dei consiglieri comunali Pierlorenzo Scacciafratte e Massimiliano De Santis del PD e Simone Petrangeli di SEL, sull’imminente chiusura del magazzino, la Comifar «nel 2008 aveva il 57% della quota di mercato, a marzo 2011 il 37%, risalito al 42% nel settembre 2011».

L’azienda ha un’unità distributiva anche a Rieti e riforniva quindi le farmacie comunali garantendo una vasta gamma di referenze, una certificata qualità delle forniture, un servizio effettivo anche con sette consegne giornaliere. Da ottobre invece l’ASM ha chiuso un contratto con un altro fornitore, per altro meno competitivo, con un terzo in meno di farmacie servite «senza alcuna garanzia – sottolineano i consiglieri di minoranza – rispetto al numero di referenze di farmaci da fornire come in precedenza e con consegne effettive inferiori alle tre giornaliere».

La cosa su cui si dovrebbe riflettere, come invitano a fare i sottoscrittori della lettera è che «il nuovo fornitore, scelto dall’Associazione di farmacie alle quali aderisce l’ASM, in una gara andata deserta, non risulta per nulla più vantaggioso rispetto alla Comifar». La cosa certa è che le farmacie comunali, con la perdita della fornitura di Comifar, stanno perdendo sempre più competitività rispetto alle farmacie private che invece mantengono la fornitura e alle quali a volte vengono indirizzati clienti che cercano referenze che solamente Comifar riesce a garantire. «Le farmacie comunali – dice Petrangeli – che hanno rappresentato sempre il settore più efficiente ed economico dell’ASM, risentono fortemente della mala gestione che l’attuale amministratore delegato sta mettendo in atto oramai da tempo: solamente per citare un caso certamente significativo, la ristrutturazione della farmacia di Piazza Angelucci, costata tanto cara all’azienda e realizzata da un’impresa che risulterebbe essere una di quelle con più alto contenzioso verso il Comune di Rieti, è stata chiusa per oltre quattro mesi per la realizzazione della ristrutturazione, realizzando, alla riapertura, quasi il dimezzamento del fatturato mensile».

Da qui la richiesta della documentazione di gara per conoscere se la documentazione amministrativa dei fornitori risulti in regola con quanto previsto dalla legge e se il contratto stipulato tra l’ASM e il nuovo fornitore Farvima sia rispondente alle norme legislative in materia di trasparenza.

La cosa che più preoccupa, però, è che il Gruppo Comifar ha comunicato che chiuderà definitivamente il centro distributivo di Rieti, mettendo le venti unità lavorative dirette e le dieci unità addette alla consegna di fronte al licenziamento e alla perdita definitiva del posto di lavoro.

Sulla vicenda è intervenuto anche Francesco Simeoni che ribadisce come «tra due mesi, esattamente il prossimo febbraio, il magazzino della Comifar, cesserà l’attività di distribuzione e tutta la provincia, perderà un importante presidio di sicurezza sanitaria, in grado di garantire una fornitura costante e continua delle farmacie. Tra i dipendenti, si respira un clima di forte preoccupazione per la paventata chiusura da parte di Comifar». Questa situazione, spiega Simeoni «si sta ripercuotendo, negativamente, sui bilanci delle farmacie Asm, che sembrano essere penalizzate proprio dall’impossibilità di utilizzare Comifar come fornitore di riferimento. Senza contare, il disservizio legato all’impossibilità di avere un rifornimento costante e continuo dei farmaci richiesti. Per questo è necessario un immediato intervento del Comune di Rieti, quale socio di maggioranza di Asm, al fine di garantire i livelli occupazionali dell’importante realtà locale e quelli sanitari, che di riflesso si determinano sulle 75 farmacie della provincia, anche quelle cosiddette rurali, che sul territorio in cui operano, in alcuni casi, risultano essere dei veri e propri presidi di riferimento sanitari».