Le parole del Papa

Come è la mia fede?

Francesco all'Angelus: "È una fede gioiosa, o è una fede sempre uguale, una fede “piatta”? Ho senso dello stupore, quando vedo le opere del Signore, quando sento parlare dell’evangelizzazione o della vita di un santo, o quanto vedo tanta gente buona: sento la grazia, dentro, o niente si muove nel mio cuore? So sentire le consolazioni dello Spirito o sono chiuso?"

Giovanni Battista, il figlio di Zaccaria, “è un personaggio che riveste un’importanza fondamentale nella storia del cristianesimo, poiché da precursore preparò la via a Cristo”.

Una vita interamente dedicata a Dio, e con la sua testimonianza ci dice “che il grande compito della vita è la ricerca della verità e della giustizia di Dio”. 6 maggio 2001, Giovanni Paolo II pronuncia queste parole durante la sua vista a Damasco, dopo la preghiera davanti al luogo che è considerato la tomba di Giovanni Battista, Yahya nella tradizione musulmana, che lo considera uno dei grandi profeti prima di Maometto. La costruzione è all’interno della moschea Omayyade, edificata nel 706 su una basilica bizantina dedicata al santo: “Cristiani e musulmani concordano sul fatto che l’incontro di Dio nella preghiera è il nutrimento necessario per la nostra anima, senza il quale il nostro cuore appassisce e la nostra volontà non cerca più il bene ma cede al male”. Complessità di questa terra.

Tornano alla mente le parole di Papa Wojtyla, nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di colui che è anche definito “voce di uno che grida nel deserto”. Un evento, dice Papa Francesco all’Angelus, che “illumina la vita dei suoi genitori Elisabetta e Zaccaria, e coinvolge nella gioia e nello stupore i parenti e i vicini”. Avevano desiderato un figlio, e con l’età avanzata le speranze erano venute meno. “Ma Dio non dipende dalle nostre logiche e dalle nostre limitate capacità umane. Bisogna imparare a fidarsi e a tacere di fronte al mistero di Dio e a contemplare in umiltà e silenzio la sua opera, che si rivela nella storia e che tante volte supera la nostra immaginazione”.

Una nascita che è “dono gratuito e inatteso”, ed ecco così la scelta del nome Giovanni, che significa “Dio ha fatto grazia”, come ricorda il vescovo di Roma. Nascerà il 24 giugno, sei mesi prima della nascita di Gesù, come scrive Luca nel suo Vangelo. Vite che si intrecciano e che portano alla luce una simbologia, come scrive Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose: “Se il 25 dicembre, solstizio d’inverno, è la festa del sole vincitore, che comincia ad accrescere la sua declinazione sulla terra, il 24 giugno, solstizio d’estate, è il giorno in cui il sole comincia a calare di declinazione, proprio come è avvenuto nel rapporto del Battista con Gesù, secondo le parole dello stesso Giovanni: ‘egli deve crescere e io diminuire’. Giovanni è il lume che decresce di fronte alla luce vittoriosa; è la lampada preparata per il Messia; è il suo precursore nella nascita, nella missione e nella morte”.

Gli eventi legati alla nascita del Battista «ci ricordano che la vita dell’uomo, nonostante tutte le scoperte della scienza e della tecnica e le manipolazioni genetiche, è e resta mistero. Anzi, direi che più conosciamo e più rimaniamo stupiti e affascinati! Ci sono nell’esistenza umana variabili che non possono essere né previste né controllate, anche se oggi si è portati a pianificare ogni cosa, perfino le caratteristiche dei figli».

Parole contenute nella prima stesura dell’Angelus di Papa Francesco, e poi non pronunciate; parole per dire che «la vita di una persona va sempre oltre i nostri schemi e le nostre stesse attese, perché è dono di Dio». L’avvenimento della nascita di Giovanni Battista per Francesco «è circondato da un gioioso senso di stupore, di sorpresa e di gratitudine».

Ed ecco la domanda nel cuore di ogni genitore: che sarà mai questo bambino? È la domanda che si pone anche «il popolo fedele di Dio intuisce che è accaduto qualcosa di grande, anche se umile e nascosto». Il Papa all’Angelus pone poi un’altra domanda: «Come è la mia fede? È una fede gioiosa, o è una fede sempre uguale, una fede ‘piana’? Ho senso dello stupore, quando vedo le opere del Signore, quando sento parlare dell’evangelizzazione o della vita di un santo, o quanto vedo tanta gente buona: sento la grazia, dentro, o niente si muove nel mio cuore?»

Una fede gioiosa, dunque, “aperta alle sorprese di Dio? Perché Dio è il Dio delle sorprese”. Una fede che abbia “assaggiato” nell’anima lo “stupore che dà la presenza di Dio”, il “senso di gratitudine”.