Riconoscimenti

Cittadinanza onoraria di Contigliano a don Ercole La Pietra: «Sarò sempre uno di voi»

Conferita nel corso di un Consiglio Comunale straordinario la cittadinanza onoraria di Contigliano a monsignor Ercole La Pietra, ora in pensione dopo essere stato parroco del paese per cinquantaquattro anni

«Sono letteralmente frastornato e so che quanto accaduto oggi pomeriggio non è ancora tutto, perché a casa ho ancora tantissime lettere dei parrocchiani da leggere! Tutto questo a tratti mi imbarazza, perché ciascuno svoge il proprio mestiere, io ho solo svolto il mio»: monsignor Ercole La Pietra inizia con queste parole il suo discorso di ringraziamento e di saluto, dopo la cittadinanza onoraria conferitagli all’unanimità da parte del consiglio comunale di Contigliano.
Dopo cinquantaquattro anni, il sacerdote originario di Pescorocchiano ha lasciato a don Roberto D’Ammando la guida della parrocchia del paese, per godersi la meritata pensione, e la comunità intera l’ha ricambiato con un grandissimo affetto per tanti anni di guida e sostegno.
«Questo è l’abbraccio e il saluto a don Ercole da parte di tutti noi», ha detto il sindaco Paolo Lancia, presiedendo il Consiglio Comunale svolto straordinariamente al Centro Pastorale, per permettere a tutti di partecipare.
Oltre alla giunta, al vescovo Domenico e al nuovo parroco don Roberto, per salutare don Ercole sono arrivate autorità, ex amministratori e soprattutto tanti cittadini, ciascuno con un piccolo dono o un pensiero di commiato.
«Hanno voluto scrivermi lettere e biglietti, perché portassi con me un ricordo – ha spiegato il sacerdote – e la cosa più bella è che l’hanno fatto tutti, dalle famiglie più umili a quelle più colte. Questo popolo ha tanto amore da dare». Dopo il conferimento ufficiale del Consiglio, spazio a ricordi e testimonianze di chi ha voluto tratteggiare la figura di monsignor La Pietra attraverso ricordi e memorie. Tante le fotografie e i doni, tra cui una medaglia commemorativa «da portare sempre con me» e un bassorilievo in legno con un ritratto del sacerdote.
«Ci sono molti motivi per cui siamo qui a ringraziare don Ercole – ha detto il vescovo Domenico – e uno di questi è certamente il fatto che lui abbia saputo sottrarsi alla sindrome di Peter Pan, come spesso fanno gli adulti che non sono in grado di lasciare spazio per far crescere i giovani». Chi ricorda il grande sostegno ricevuto per la morte di un parente stretto in piena pandemia, chi non dimentica la calda accoglienza in canonica ricevuta da uno sconosciuto pellegrino, chi racconta gustosi aneddoti sulla preparazione della rievocazione del Venerdì Santo, o su quella dell’Assalto al Castello, «da non ridurre mai a una festa solo mangereccia».
Don Ercole lascia Contigliano e torna nel suo paese natale, per permettere a don Roberto di «prendere liberamente le proprie decisioni, senza la mia ingombrante ombra». Tuttavia, citando scherzosamente il Sarchiapone di Totò, il sacerdote scherza sul fatto che non chiuderà del tutto questo libro, «perché anche se non vivrò più qui sarò sempre uno di voi».