Nel cimitero di Amatrice i nuovi loculi realizzati dalla diocesi. Il vescovo: «Ci muoviamo su sociale, occupazione e beni culturali»

Sono stati benedetti dal vescovo Domenico i 235 i loculi donati da Caritas e diocesi di Rieti al cimitero di Amatrice in cui far riposare i morti, attualmente in bare all’aperto. Una sobria cerimonia è avvenuta a poche ore dalla scossa di terremoto del quarto grado che ha rigettato nello sconforto chi appena tornava a sperare. La “botta” ha infatti riaperto ferite e risvegliato ricordi, mentre sulle casette arriva la neve e il termometro scende sotto lo zero.

«La situazione è un po’ preoccupante» ha spiegato il vescovo al «Corriere della Sera». «Certo, le cose da fare erano tante. E nessuno ha mai ignorato le difficoltà». Ma il riferimento non è ai ritardi su macerie e casette: le prime, «con grande lentezza, le stanno rimuovendo»; quanto alle casette, «ne mancheranno forse il 20%». E poi, se si vuole indugiare sui problemi concreti, ci sarebbe da parlare anche delle caldaie delle Sae, che si dice vadano in blocco con il gelo, o del fatto che i telefonini non prendono perché le casette sono schermate. «Questo – ha sottolineato il vescovo – soprattutto per gli anziani, è un grosso problema. Se magari di notte si sentono male, vivendo in posti isolati, non sanno a chi rivolgersi». E poi c’è chi dice che non funziona l’acqua, chi l’elettricità: «stiamo mettendo su una squadra di volontari che faccia il giro per risolvere questi problemi di manutenzione. Ma il problema non è la fase dell’emergenza, è il dopo. Manca una linea di orizzonte».

Guardando alla ricostruzione, infatti, don Domenico si dice preoccupato per la mancanza di progettualità: «neppure un dibattito, sul come, dove e quando Amatrice sarà ricostruita». Il «dov’era e subito» sembra una promessa fatta sull’onda dell’emozione. «Poi sono stati fatti studi sul terreno per capire se Amatrice può rinascere davvero com’era. Io mi auguro che ci sia qualcuno che, magari non ce lo dice, ma sta studiando la situazione. Perché se invece si sta solo facendo passare il tempo la situazione diventerà grave: in quelle casette già è difficile stare un tempo breve, un periodo lungo sarebbe drammatico».

Da parte sua, la Chiesa di Rieti, attraverso la Caritas, continua a non far mancare il proprio aiuto, attraverso una presenza costante e interventi concreti. «C’è una comunità da ricostruire – insiste don Domenico – cerchiamo di muoverci su tre fronti. Sociale: con la vicinanza a questa gente che è composta al 65% di anziani e ha necessità di ritrovarsi. Dell’occupazione: cercando di aiutare chi resta sul territorio. Abbiamo fatto un bando e sono già arrivati 13 progetti, dall’agroalimentare a iniziative ricreative. E dei Beni culturali: abbiamo tre depositi pieni delle opere d’arte recuperate, in mostra a Roma e che riospiteremo ad Amatrice. In attesa di costruire il museo diocesano nell’Area don Minozzi».

«E poi distribuiamo pale – conclude il vescovo sorridendo – occorre sempre vederla in positivo. E non lamentarsi solo. Ma vista com’è andata l’anno scorso lo abbiamo fatto davvero». E dalla diocesi arrivano anche le decorazioni natalizie per le soluzioni abitative provvisorie.