Basta con la politica del bunga bunga

«Posso anche dire che va bene il bunga bunga o che un Presidente del Consiglio telefoni in questura per far uscire una prostituta, però tutto questo con la politica non ha niente a che vedere»

Chicco Costini

L’ex assessore all’urbanistica del Comune di Rieti Felice Costini (PdL) dice la “sua” sulla politica “da stadio”, lontana dalle vere esigenze della gente

Questa scelta di dimissioni parte da lontano? Ha radici che affondano in un malessere già presente?

Circa le dimissioni si potrebbe affermare che sono di tipo culturale, è il modo in cui uno immagina cosa sia la politica.

Cos’è la politica?

Ritengo che la politica sia la costruzione di un progetto che utilizza l’amministrazione della città per la sua realizzazione. Questo è l’unico modo in cui, per me, si può fare politica. Quello che non accetto e non ho accettato è che in qualche modo in quest’ultimo anno di amministrazione si sia creata una situazione inversa in cui ognuno, parlo anche per me stesso, si muove come se fosse un’isola a sé stante nell’ambito di un arcipelago indefinito che è la maggioranza di centro destra. Questo problema ha radici profonde che sono quelle dell’apparato politico italiano ma in una realtà piccola come la nostra dovrebbe essere affrontato.

E perché non avviene?

Più volte ho chiesto un confronto, ma non ho trovato risposta nel momento in cui ci siamo trovati sulla questione dei Piani Integrati che non sono una bandiera di Costini o un suo sghiribizzo, ma la messa in campo di un progetto lungo e complesso di quello che secondo me, secondo un gruppo può essere il modello di sviluppo per questa città che deve puntare sull’idea dei servizi e della trasformazione di sé stessa. Ed è intorno a questo strumento che abbiamo costruito anche un metodo politico che è quello legato al discorso della partecipazione e di tutte le forze della città. Quando mi sono trovato in una situazione in cui la maggioranza ha traballato sui piani integrati mi sono posto la domanda su quale fosse il problema. Ed ho capito che erano una serie di paturnie personali di qualcuno che sente la necessità di avere visibilità o quant’altro. Di fronte a questo non c’è poi stata una risposta politica forte da parte del centrodestra che ha avuto una risposta molto simile al tiriamo a campare. In quel momento ho capito che era finito un discorso.

Perché?

Se la maggioranza non è in grado di capire che quell’interesse politico è l’interesse di tutti allora io non ho più una funzione all’interno di questo centrodestra. E da qui nascono le dimissioni.

Guardando la situazione cittadina e quella nazionale spesso si ha l’impressione che la “politica” sia morta.

Dopo Tangentopoli si è avuta una reazione anche comprensibile che è stata quella di mettere in discussione tutto il vecchio sistema dei partiti. Oggi ho l’impressione che in realtà si sia buttato il bambino insieme all’acqua sporca. Il problema non è che oggi non c’è più politica, ma che non ci sono più le idee. L’aggregazione per governare non è più legata ad idee o punti di vista, ma a una specie di tifoseria con le due curve ognuna con una maglietta. Non c’è più un confronto politico aspro e duro, come poteva essere nel passato, tra idee diverse, ma un confronto tra due tifoserie che, in modo assolutamente acritico, sono favorevoli all’uno e sfavorevoli all’altro. Tutto ciò ha portato alla scomparsa delle idee e dei progetti. Quindi all’incapacità di affrontare in modo coerente una delle più grandi crisi che stiamo attraversando a livello locale e nazionale. E anche scelte intelligenti scompaiono all’interno di questo marasma di tifosi ottenebrati dal colore di una politica che assomiglia al Grande Fratello, provocando una paralisi generale.

A livello locale?

Tutto è amplificato dal fatto che sono diminuite le risorse, non si è fatto un discorso di maturazione di una classe dirigente locale che sapesse affrontare questa situazione e oggi siamo davanti al collasso di una serie di processi politici che sembravano inattaccabili. Per portare avanti dei progetti ci vuole una classe politica che sia consapevole di quello che sta facendo. Oggi ci troviamo invece di fronte ad una classe politica che non ha idea di quello che sta accadendo. Dispiace che alla fine sia venuto fuori che io ce l’ho con tutto il consiglio comunale. Così non è perché nel consiglio ci sono ottime persone e valide. Il problema vero è che c’è una minoranza a cui non interessa niente e sta lì dentro pensando, nella migliore delle ipotesi di essersi messa una stelletta e nella peggiore che questa stelletta debba portare dei privilegi. Rischiando di paralizzare un’azione politica più complessiva. E se questo dal livello locale lo porto a quello nazionale è lo stesso tipo di percorso. Quello che ho chiesto al Pdl è stato di capire chi siamo e come immaginiamo lo sviluppo di questo territorio. Voglio capire se c’è una condivisione generale. Per ora non l’ho trovata e quindi starò a guardare attivamente.

Tra un anno si vota. Com’è la situazione oggi all’interno del centrodestra? Sono veramente tutti contenti o alcuni scontenti sono incapaci di dire che qualcosa non va?

Proprio per questo clima di tifoseria tutti hanno paura di parlare. I tifosi che hanno una caratteristica: la squadra si ama, non si discute. Qui è uguale. Il centro destra si deve amare e non si discute mai. Questo fa sì che nessuno si assuma la responsabilità di dire quello che pensa, magari perché, qui in città, vorrebbe candidarsi sindaco. Viene da chiedersi come queste persone vogliano sia un’amministrazione di centro destra. Quello che continuo a dire è che mi sento diverso da loro, perché non sono preoccupato di conoscere il nome del prossimo candidato a sindaco, ma voglio invece capire il progetto con cui il candidato si presenterà. È inimmaginabile pensare che in questo momento non vengano segnate le strade da perseguire ancora prima di scegliere un nome. Strade che devono essere la sintesi di un progetto comune. Andrebbero fatte cose concrete per recuperare una realtà che sta scomparendo. E poi andrebbe coinvolta quella generazione di trentenni e quarantenni che sembra estranea alla vita di questa città. Se trovo un interlocutore che capisce questa lingua bene, ma se ne trovo uno che mi parla di assessorati da spartire allora non può essere il mio interlocutore. Non lo dico per alterigia. Chi la pensa così non è peggiore di me, ma solo diverso. E allora mi cerco un altro con cui parlare. Se vedo che nel Pdl non si possono esprimere i valori in cui credo, devo trovare un altro strumento per promuoverli. Il mio ruolo da assessore l’ho conservato fino a quando è stato strumento per portare avanti un progetto. In politica è ipocrita pensare che un posto possa essere occupato a qualsiasi costo. Io sto lì ed occupando quel posto posso e devo fare delle cose, altrimenti è inutile e devo lasciarlo. Se non lo faccio rubo soldi alla gente e prendo in giro i cittadini.

Quindi contrasti anche con il Pdl.

Io continuo a parlare di politica e per questo mi sento diverso. Il mio rapporto con il Pdl è legato ad un progetto che doveva mettere insieme tutte le forze del centrodestra con le loro differenze per trovare delle sintesi progettuali. Se oggi non le trovo non posso continuare a camminare nel Pdl perchè sarei una zavorra per il partito e lui lo sarebbe per me.

Torniamo all’impressione che danno alcuni esponenti del Pdl, anche locale, che in qualche modo sembra siano legati alla necessità o alla volontà di difendere a priori qualsiasi cosa si faccia e accada all’interno delle coalizione.

Si chiama sindrome ultrà, come ho detto. Dico anche che la politica che non dibatte e discute al suo interno è già morta. C’è differenza tra sindrome ultrà e politica. Se ho questa sindrome posso anche dire che va bene il bunga bunga o che un Presidente del Consiglio telefoni in questura per far uscire una prostituta, però tutto questo con la politica non ha niente a che vedere. Oggi c’è una paralisi che fa emergere, da ambo gli schieramenti, personaggi qualunquisti. Il problema invece è capire quali siano gli argomenti importanti di cui dobbiamo parlare e su quali argomenti costruire un progetto politico per i cittadini. Se invece di perdere tempo dietro a Ruby o alle escort una classe dirigente dicesse ciò che pensa in ambito sociale, del lavoro o quant’altro si avrebbe un modo di fare politica diverso. Invece questa classe politica va in televisione a discutere con la Santanchè che fa vedere gli ultimi interventi di chirurgia estetica fatti. Ognuno può fare ciò che vuole, ma ripeto, la politica è un’altra cosa.

Secondo alcuni alla fine Chicco Costini tornerà al suo posto di assessore.

Questa è la riprova del sistema semplicistico con cui si ragiona. Io chiedo, e ad oggi mi ha risposto solo il sindaco che stimo molto, un confronto del Pdl sui problemi che ho messo sul tavolo al momento delle mie dimissioni. Non è che sono contento di mettermi contro il mio sindaco e la mia maggioranza, ma non si può essere ipocriti. Non posso rientrare facendo finta che non sia successo niente perché il progetto messo in campo all’urbanistica deve avere una forza politica che la porti avanti. Se invece deve essere una battaglia tra Costini e qualche consigliere non posso avere la forza e la convinzione di trattare per far passare quel progetto.

Questa Giunta ha ancora un anno di lavoro.

Credo che nell’anno che rimane il centrodestra debba metter in campo le sue idee per dimostrare che può ancora governare questa città. Io non sono disponibile a rientrare in questa maggioranza se continua ad essere basata sui rapporti personali, tipo oggi mi ha salutato, ieri no. La politica è un’altra cosa. Posso essere simpatico o antipatico, ma voglio essere valutato per le mie idee e per i miei progetti e voglio capire se possono far parte o meno di questo centro destra. Però mi sembra si stia creando un percorso opposto. È anche ovvio che il discorso che faccio io crea dei problemi perché in questa partita qualcuno deve essere messo da parte. Se è così io non posso rientrare.