Chiesa in servizio: primo bilancio per lo Studio Medico della Carità

È tempo di bilanci per lo Studio Medico della Carità. Il 14 gennaio, infatti, questa giovane proposta della Diocesi di Rieti ha chiuso il primo quadrimestre di attività.

E sono stati mesi piuttosto intensi se consideriamo che sono state registrate complessivamente 154 visite ed è stato proposto un corso di formazione al primo soccorso infantile seguito da circa 70 persone.

Non sono grandi numeri in assoluto, ma vanno rapportati ad un’offerta di due sole aperture settimanali di due ore ognuna: il sabato dalle ore 9 alle 11, ed il mercoledì dalle 17 alle 19. Orari e tempi collegati anche alla natura completamente gratuita e volontaria del servizio.

«Il successo della proposta – spiega il diacono Nazzareno Iacopini, direttore della Pastorale sanitaria – è dovuto principalmente ai preziosissimi sforzi dei volontari. Prestando anche solo cure minime a coloro che si trovano nella necessità e nella malattia, stanno portando avanti con coraggio un’opera significativa, che dà un segno concreto di carità e di spirito di servizio cristiano alla popolazione della Diocesi di Rieti».

In effetti sembra sia stata intercettato il bisogno di assistenza di una precisa fascia di popolazione…

Sì, e la domanda di una maggiore frequenza nelle aperture al pubblico è molto forte. A quattro mesi dall’inaugurazione, le richieste di intervento sono molto più numerose delle cure che riusciamo effettivamente a prestare, ma in mancanza di altri volontari (medici ed infermieri) non ci è possibile aumentare gli accessi. Oggi la parte principale del servizio è centrata sulla Medicina Generale. Poniamo anche grande attenzione nel seguire le donne in Gravidanza. E non manca il servizio di assistenza Psicologica con un centro di ascolto dedicato.

Chi sono gli utenti?

Lo studio medico serve un pubblico piuttosto eterogeneo. In generale, si rivolge all’utenza più debole. Agli anziani soli, ad esempio. Una parte significativa delle richieste arriva anche da stranieri, soprattutto donne. Spesso sono persone disorientate, che non sanno esattamente a quali prestazioni sanitarie hanno diritto nel nostro Paese. Indipendentemente dalla propria fede, cercano nella Chiesa un rifugio ed un orientamento. In questi casi, risolti i bisogni più urgenti e immediati, guidiamo sempre tutti verso i servizi della Asl e dei medici di famiglia, che in tema di salute sono e rimangono la pietra d’angolo.

Negli ultimi anni, abbiamo visto molti studi medici aggregarsi in piccoli poli sanitari, fuori dal centro cittadino, spesso nei dintorni delle grandi farmacie. La decisione di tenere lo Studio Medico della Carità appena sotto la piazza principale sembra in controtendenza…

Beh, in parte è una casualità dovuta alla generosità di mons. Luigi Bardotti, che ha avuto l’intuizione di mettere a disposizione alcuni spazi della parrocchia di Santa Lucia. Bisogna però ammettere che un servizio a ridosso del centro storico come il nostro, soprattutto di sabato, può soddisfare anche minime necessità di primo soccorso per leggeri malesseri e piccole ferite. Ma non per questo il servizio va pensato in competizione con altre realtà. Purtroppo oggi siamo dominati dall’ideologia del mercato al punto da non riuscire più a concepire nulla al di fuori della logica della concorrenza e della competizione. In questo contesto lo Studio Medico della Carità intende farsi portatore di un segno diverso. In fondo, talvolta si tratta anche di prestare semplicemente ascolto ai problemi delle persone, cercando di in qualche modo confortarle nelle loro piccole e grandi difficoltà. La cura del corpo non procede mai da sola: ci vuole sempre anche la cura dell’anima. Può sembrare banale, ma questo rende davvero tutto un po’ più umano.