Chiesa di Rieti

«Che frutti portiamo?»: incontro ecumenico in Cattedrale per l’unità dei cristiani

Si è svolto in Cattedrale, con la preghiera del vespro, l'incontro ecumenico organizzato dall'Ufficio Missionario diocesano in occasione della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani. Un evento vissuto in comune da cattolici e ortodossi

Più in piccolo per la pandemia, e con l’assenza stavolta della componente protestante (gli Avventisti del Settimo giorno, altri anni presenti a questo momento, quest’anno non sono riusciti a organizzarsi), si è innalzata la preghiera comune tra i “fratelli separati”, nella domenica che cade all’interno della Settimana per l’unità dei cristiani.

In Cattedrale il canto del Vespro e le invocazioni tratte dal testo predisposto per questa Settimana ecumenica hanno visto convenire insieme cattolici e ortodossi. E il pastore della Chiesa cattolica reatina, monsignor Domenico Pompili, ha guidato la preghiera affiancato dal pope della locale parrocchia che afferisce alla Chiesa ortodossa romena, padre Costantin Holban, presente insieme ad alcuni fedeli della sua comunità (che a fine celebrazione non hanno mancato di svolgere una breve preghiera dinanzi all’icona della Madonna del Popolo).

Con il desiderio dell’unità nel cuore, quella che già rende tutti i credenti in Gesù una cosa sola per l’unico battesimo e l’unica fede in lui ma non è ancora pienamente ristabilita, impedendo di poter celebrare tutti all’unica mensa eucaristica ma non di innalzare insieme la preghiera e condividere l’ascolto della Parola, che era in particolare il brano che, in tutto il mondo, ha ispirato questa Settimana pro unitate: l’invito di Cristo ai suoi discepoli a restare uniti a lui come i tralci alla vite per poter portare frutto.

Quei frutti di fede e di amore che oggi è così difficile vedere attorno a noi, ha detto il sacerdote ortodosso nella sua riflessione, eppure non si deve cessare lo sforzo del rimanere uniti a Gesù perché la sua linfa nutra ogni discepolo.

Se si è una cosa sola in lui, ci si ritrova come fratelli e amici, ha detto poi il vescovo, invitando a prendere spunto dalla Fratelli tutti di papa Francesco sul vero senso della fraternità, ben più della fratellanza “orizzontale” derivante dalla rivoluzione francese, sulla differenza tra l’evangelico prossimo e il semplice vicino (perché oggi si è vicini con tutti, grazie ai mezzi che abbiamo, ma non significa che si viva la prossimità), sul sentirsi amici piuttosto che soci che stanno insieme per convenienza: e allora, ha concluso monsignore, «preghiamo perché il Signore ci dia l’unità facendoci scoprire che cosa significa per noi essere amici in lui», e dunque “fratelli tutti” oltre le divisioni causate dalla storia nell’unico corpo dei credenti in Cristo.