Che cos’è l’immigrazione?

Una linea di migliaia di chilometri separa due mondi. Sopra il ricco occidente sotto una parte del terzo mondo. Ogni anno centinaia di migliaia di persone cercano di attraversare quel confine e vengono intercettate dal continuo pattugliamento delle forze di polizia. Molte altre riescono ad oltrepassarlo di nascosto. I morti si contano a centinaia e restano quasi sempre senza nome.

Questa breve descrizione sembra adattarsi perfettamente all’attuale situazione del Mediterraneo, con gli sbarchi continui, le inevitabili tragedie, il grande impegno di Italia e Grecia nell’affrontare la situazione e l’Europa che inizia a capire, molto lentamente, la gravità della situazione. Sembra, perche in realtà questa è la stessa identica situazione che si sta vedendo al confine tra Messico e Stati Uniti. Purtroppo tutto il mondo è paese anche da questo punto di vista.

Quella con il Messico è una frontiera di 3000 km lungo vari stati con leggi e politiche diverse, temperature di oltre 40 gradi, trafficanti pronti a tutto e barriere linguistiche e culturali. Al posto del mare c’è una terra arida e inospitale. Inoltre malattie, incidenti e criminalità fanno il resto. E se poi qualcuno non ce la fa, viene abbandonato come un peso inutile in balia degli animali. Molti paesi del Sud America hanno problemi non troppo diversi da quelli dell’Africa. È vero che non c’è una vera e propria guerra, ma le vittime del narcotraffico sono migliaia ogni anno, una motivazione più che sufficiente per cercare fortuna in America del nord.

L’essere umano si è sempre spostato da un punto all’altro del pianeta. Spostando allo stesso tempo i suoi orizzonti, geografici e interiori. L’essenza della migrazione alla fine è questa: una scommessa per un futuro accettabile, una promessa di libertà fatta a se stessi. Una scelta terribile, come il mondo da cui si fugge. Un movimento che riguarda innanzitutto la coscienza del singolo, anche se poi diventa un fatto storico.