Chiesa

Centenario Giussani: bellezza e verità del messaggio cristiano per l’uomo

A Roma questa domenica, in San Giovanni in Laterano, la Messa nel centenario della nascita del fondatore del Movimento di Comunione e Liberazione

In occasione del 40° anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione,  oggi a Roma la Messa del cardinale Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la Diocesi capitolina, nella Basilica di San Giovanni in Laterano nel centenario della nascita del servo di Dio don Luigi Giussani, il 15 ottobre 1922 a Desio.

De Donatis: il realismo della fede di Giussani

Nell’omelia il cardinale vicario ha ricordato quanti sono stati raggiunti dall’annunzio cristiano grazie a don Giussani e a quanti ancora succederà in questo centenario, appassionandosi a conoscere questa figura. Molteplici gli aspetti interessanti in lui, ha evidenziato il porporato, soffermandosi  su uno in particolare: il realismo della fede. Fede che per don Giussani non era un sentimento indistinto né l’adesione alla dottrina ma il “tutto” della sua vita. L’impeto missionario – ha voluto ricordare il cardinale De Donatis – nacque per Giussani dal rapporto di innamoramento per Cristo, una missione mai intesa in solitaria, ma sempre in unità tra credenti di un “movimento” e in obbedienza alla Chiesa e al Papa.

Una vita e tante iniziative

Teologo e professore, scomparso a Milano nel febbraio 2005, frequentando i giovani prima in seminario, poi alle scuole superiori e anche in treno durante i suoi spostamenti per insegnare, don Giussani fu colpito dal loro scetticismo in tema di religione. Nacque così la volontà di prendere iniziative spirituali e culturali per approfondire il loro senso religioso nella realtà quotidiana, fondando negli anni ’50 ‘Gioventù Studentesca’ e, dalla fine degli anni ’60, il movimento di Comunione e Liberazione.

Vittadini: Giussani mi accompagna ogni giorno

“Ricordo la passione di don Giussani – afferma nella nostra intervista Giorgo Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarità – per la singola persona che valeva come tutto l’universo. Voleva che anche io, che ho conosciuto e vissuto con lui per molti anni in comunità, andassi a fondo nei temi dell’umanità, nella ricerca di una città di giustizia, di bellezza, di felicità. Voleva che ognuno di noi andasse al fondo delle domande umane che si faceva”. “Don Giussani per me non è un ricordo ma una persona che mi accompagna ogni giorno.  Ha messo in luce che il  cristianesimo può essere nell’esperienza di ogni persona per la ricerca della felicità, per connessione tra l’umano e il cristiano”.

Don Giussani ha abbandonato l’insegnamento in seminario per insegnare prima a scuola e poi all’Università Cattolica incontrando personalmente migliaia di giovani, interessandosi alla loro vita,  vivendo con loro, condividendo i loro problemi. Ha vissuto per i giovani, con migliaia di giovani, dando loro la possibilità di vita che il  cristianesimo offre. Per Don Giussani, il credente doveva avere un ruolo importante nella società.  il laico, in particolare, può vivere un desiderio di giustizia, di verità, di bellezza e quindi incontrare tutte le cose con questo ideale utile per cambiare la società perchè è cambiato lui. Dentro di lui il cuore era vivo, era urgente, come diceva una canzone di Jannacci.

La  politica

Nel famoso discorso di  Assago del 1987 alla Democrazia Cristiana, don Giussani diceva  – ci racconta Giorgio Vittaadini –  che la politica deve valorizzare i corpi intermedi, deve vivere la sussidiarietà, deve valorizzare quei luoghi dove l’uomo viene educato al desiderio e costruisce opere. La politica deve partire dal basso e non può essere costruita dall’alto.

Lo stupore di Dio

Senza questo il cristianesimo non ha possibilità di speranza. Tornava sempre  al Vangelo, a Giovanni e Andrea, al sì di Pietro, alla risurrezione del figlio della vedova di Nain, agli episodi in cui Gesù stupisce le persone intorno a lui. Tutto il cristianesimo per lui – rimarca il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà – è stato sempre un fatto di incontri. Il centro del suo cristianesimo era l’incontro, l’avvenimento dell’incontro con l’uomo. Don Giussani amava molto la Chiesa, perché per lui era impossibile qualsiasi desiderio di felicità dell’io se non era dentro la Chiesa, dentro la comunità ecclesiale con la sua gerarchia ed i suoi pastori. Senza questo desiderio di Chiesa, il desiderio dell’ io non poteva incontrare il Cristo vero, il Cristo della Chiesa tramandato dalla tradizione di 2000 anni di storia.

Il messaggio di don Giussani

Ma cosa dice oggi e al futuro don Giussani? Per Giorgio Vittadini non c’è dubbio: dice all’uomo di tutte le generazioni che il cuore è comune dappertutto, che il desiderio di felicità è comune a qualunque uomo di qualunque cultura e che Gesù Cristo può essere la risposta vivente a questa domanda visto che è presente e non è qualcuno del passato, che lo puoi incontrare. E lo dice ancora oggi con lo sviluppo del movimento di Comunione e Liberazione in novanta Paesi, dagli Stati Uniti al Canada, dall’America Latina all’Africa e in Europa.

da Vatican News