I cattolici austriaci: «Così il governo si piega alla lobby riproduttiva»

La presidente della Katholische Aktion Österreich (Azione Cattolica austriaca), Gerda Schaffelhofer: “Per la prima volta si consentirà anche la Pid, diagnostica preimpianto, e conseguentemente la selezione, in casi eccezionali, tra vita degna e non degna di essere vissuta. Ciò rappresenta indubbiamente l’abbattimento di un argine etico. È da temere che le eccezioni diventino presto una regola”.

Inizia il 21 gennaio la discussione finale, presso il Parlamento austriaco, della nuova legge in materia di medicina riproduttiva. Il progetto è fonte di dibattito, a tratti feroce, e ritenuto un sintomo di crisi sociale ed etica, con la Conferenza episcopale austriaca e l’associazionismo cattolico in prima linea nell’opposizione a una legge che prevede l’introduzione della diagnosi genetica pre-impianto, con preoccupanti prospettive attorno alla selezione degli embrioni. Ma è tutto il tessuto della legge che ha portato alla nascita di un fronte unico tra i movimenti cattolici che chiedono una rilettura nel rispetto dei diritti del nascituro e delle donne, onde superare un dibattito ideologicamente indirizzato. In questi giorni sono pervenute oltre 600mila e-mail ai parlamentari austriaci per sensibilizzarli e richiedere una discussione di scala internazionale, con la partecipazione di esperti indipendenti. La presidente della Katholische Aktion Österreich (Azione Cattolica austriaca), Gerda Schaffelhofer, esprime i dubbi e i rischi legati al progetto.

Quali sono i punti più negativi della nuova normativa riguardo la medicina riproduttiva?
“La legge va in una direzione sbagliata. Per noi cristiani, la vita umana è un dono affidatoci da Dio e che impone una responsabilità particolare da parte nostra soprattutto nelle sue fasi più sensibili, all’inizio e alla fine. Nella legge, al contrario, non si considera il bene del bambino, si punta esclusivamente sul desiderio – di per sé legittimo – degli adulti di avere un figlio e si postula perciò un diritto ad avere un figlio a ogni costo. In Austria, in questi giorni, si riconosce alle coppie omosessuali il diritto ad adottare un bambino. Ora si consente alle coppie lesbiche anche l’accesso ai metodi della medicina riproduttiva. Nel divieto precedentemente esistente la Corte costituzionale ha individuato una disparità. È solo questione di tempo: anche gli uomini omosessuali faranno valere il proprio diritto ad avere un figlio basandosi sul principio dell’uguaglianza. Tuttavia, ciò comporterebbe al contempo l’introduzione della maternità surrogata. Non si può evitare di avere l’impressione che il bambino diventi sempre più una merce e che la vita diventi un prodotto ‘realizzabile’ dall’uomo”.

Già in corso di preparazione del progetto il mondo cattolico, e non solo, aveva espresso forti dubbi circa una deriva eugenetica di selezione e uso distorto degli embrioni: a cosa è dovuto l’irrigidimento governativo?
“Per la prima volta si consentirà anche la Pid, diagnostica preimpianto, e conseguentemente la selezione, in casi eccezionali, tra vita degna e non degna di essere vissuta. Ciò rappresenta indubbiamente l’abbattimento di un argine etico. È da temere che le eccezioni diventino presto una regola. Anche l’aborto stesso continua a essere vietato dalla legge in Austria; ma la non punibilità a determinate condizioni è diventata rapidamente una regola. È incomprensibile come mai il governo si sia piegato alla richieste della lobby riproduttiva. In ogni caso sembra si siano imposte quelle forze già attive nella medicina riproduttiva, che si attendono grandi affari mediante la nuova normativa. È scandaloso che tra questi vi siano anche medici che dovrebbero offrire consulenza alle donne coinvolte, e che guadagnano da tutto questo”.

Le associazioni cattoliche hanno fatto fronte unico per opporsi alla nuova norma, e non intendono fermarsi: come si pensa di proseguire nella battaglia a livello politico, sociale e informativo?

“Le leggi possono prescrivere le condizioni giuridiche generali ma non possono impedire di pensare. Perciò faremo di tutto per sensibilizzare la gente. Bisognerà mostrare le conseguenze di questa legge su bambini, donne e società nel suo complesso e far capire che il fatto che qualcosa sia consentito per legge non significa che sia eticamente giustificato e socialmente auspicabile. Soprattutto bisogna mettere al centro della discussione il bene del bambino. Occorre porsi domande come ad esempio: ‘In linea di principio, è legittimo negare a un bambino il diritto a una madre e a un padre?’ e ‘Il desiderio dell’adulto di avere un figlio è prioritario rispetto al diritto del bambino?’. Ma soprattutto bisognerà richiedere una valutazione in corso d’opera di questa normativa e ottenere una consulenza indipendente da parte dei medici nei confronti delle donne coinvolte”.

La Conferenza episcopale austriaca ha avuto parole molte dure riguardo alle scelte governative sulla medicina riproduttiva: il segretario generale, Peter Shipka, lo ha definito un disegno di legge che “confina con l’ignoranza”. Come giudica l’attenzione della società austriaca al problema?
“Il governo ha approvato questa legge precipitosamente, senza consentire una discussione al riguardo nella società. Il termine di due settimane per la procedura di valutazione – per di più prima di Natale – non è stato sufficiente per discutere in modo accettabile questo tema così complicato e delicatissimo. Ovviamente, ciò non è avvenuto per caso ma per volontà politica; questo modo di procedere è da respingere anche da un punto di vista democratico. È da temere che in Austria determinate lobby stiano facendo valere i propri interessi in modo mirato attraverso la Corte costituzionale e che il parlamentarismo austriaco e la nostra democrazia facciano ben poco per contrastarle”.