«Catechesi, lavori in corso»

Parroci della città a confronto sul percorso di tipo catecumenale per l’iniziazione dei ragazzi, previsto dal Sinodo diocesano. Stili e metodi da ripensare.

Nell’impegno della catechesi dei ragazzi si è quanto mai work in progress: un cantiere aperto, quello relativo alla catechesi, nella Chiesa italiana e ancor più nella realtà diocesana reatina. Si cerca di mettersi in sintonia con i nuovi orientamenti, quelli contenuti nel documento Incontriamo Gesù recentemente publicato dalla Cei e presentato anche qui a Rieti, di comprenderli al meglio, di confrontarsi sui princìpi di fondo e sulle indicazioni operative che essi offrono. E si cerca di individuare piste su cui muoversi per dare corpo ad alcune scelte che sulla carta la diocesi ha fatto già da tempo ma che faticano a tradursi in operatività reale. Nei prossimi giorni saranno nuovamente i parroci della città a riunirsi per discutere in merito a quello che di fatto è il principale impegno catechistico delle comunità parrocchiali: il cammino di fede dei fanciulli che devono completare la loro iniziazione cristiana.
Iniziazione avviata con il battesimo che, dalle nostre parti, nella stragrande maggioranza è ancora ricevuto nei primi mesi di vita, pur se anche qui la tradizione comincia un po’ a incrinarsi e i casi di ragazzini che chiedono di battezzarsi in età da catechismo iniziano pian piano ad affacciarsi anche da noi. Iniziazione che si completa poi con la cresima, anche se tutti sanno benissimo che il culmine dovrebbe essere in realtà l’eucaristia, anticipata invece di qualche anno rispetto alla confermazione, secondo la prassi degli ultimi quarant’anni: un assurdo teologico che a chiunque mastichi un minimo di liturgia e di sacramentaria fa venire l’orticaria. In effetti, il trend va verso il recupero del corretto ordine teologico dei sacramenti di iniziazione: battesimo, confermazione, eucaristia. Archiviando, in pratica, la tradizione della “Messa di prima comunione” emotivamente tanto cara ma teologicamente priva di senso: l’orientamento è quello, quindi, di “tirare avanti” fin verso i 12–14 anni il percorso di iniziazione dei ragazzi per cresimarli e subito dopo – o nella stessa liturgia della confermazione o, se questa è amministrata senza la Messa, in una celebrazione apposita a breve distanza – accompagnarli alla prima partecipazione al banchetto eucaristico.
Ma per giungere a ciò occorre che tutto il cammino precedente venga ripensato: l’impostazione è infatti quella catecumenale, che riprende lo stile del catecumenato degli adulti rivisto in “versione baby” e che, partendo dalla riscoperta del battesimo, propone un percorso segnato da tappe intermedie in cui la celebrazione sacramentale di eucaristia e cresima (ed eventualmente battesimo per chi non fosse stato battezzato da neonato) arriva come tappa finale.
Di percorsi così congegnati, in giro per la Chiesa italiana, ce ne sono ormai diversi e in varie diocesi stanno ormai diventando prassi abituale. Dei progetti catechistici impostati in senso catecumenale il più noto è quello denominato Emmaus, ideato da don Andrea Fontana il quale, qualche anno fa, è venuto ad animare a Rieti un convegno diocesano di catechisti. La prima parrocchia a sperimentarlo, qui in diocesi, è stata quella di Canetra, sotto la guida di don Marco Tarquini che poi, trasferito in città a S. Agostino, ne ha promosso l’attivazione nella vicaria del centro storico.
Per ora la sperimentazione, spiega don Marco (che nel frattempo ha assunto anche la direzione dell’ufficio catechistico diocesano), qui a Rieti è solo parziale: si svolge il percorso in stile catecumenale con le varie tappe ed esperienze, ma resta la celebrazione di prima comunione e cresima nella forma tradizionale. Ma occorrerà appena possibile passare alla concezione completa, strutturando l’amministrazione dei sacramenti nel corretto ordine.
Le modalità di svolgimento, poi, possono essere variegate: quella del progetto Emmausè solo una delle possibilità, altro si può cercare e altro si può inventare. L’importante è che si segua un’impostazione di tipo catecumenale, svolgendo il cammino e le sue tappe in modo coinvolgente, con forte connotazione esistenziale, diretto coinvolgimento delle famiglie e dell’intera comunità. La scelta, in teoria, è già fatta dal 2005: che in diocesi l’iniziazione dei ragazzi abbia tale impostazione è scritto chiaramente nelle costituzioni del Sinodo diocesano.
Quindi nessuna discussione sul se, solo sul come e sul quando. I parroci delle tre vicarie cittadine si mettono a tavolino perché, almeno in città, ci si dia un orientamento comune e si eviti (come è detto nel box qui sopra) quel fastidioso “pendolarismo” tra parrocchie alla ricerca della soluzione più comoda.

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