Castel di Tora e la processione negata

In riferimento all’articolo apparso sulla stampa locale e relativo ai festeggiamenti in onore di Santa Anatolia in Castel di Tora di sabato 7 e domenica 8 luglio, in cui sono riportate alcune spiacevoli affermazioni di Mons. Emilio Messina nei riguardi di Don Roberto D’Ammando e in cui si precisa che il sacerdote che ha in uso il santuario di Santa Anatolia in Castel di Tora non intende ospitare l’effige della Santa come avviene ogni anno, in occasione della festa, la Chiesa reatina manifesta piena solidarietà al giovane sacerdote Don Roberto, cappellano della Pia Unione di Santa Anatolia e invita il sacerdote che detiene il complesso immobiliare, di cui fa parte il santuario più noto della Valle del Turano, a rasserenarsi e a consentire regolarmente i festeggiamenti.

L’allarmismo da cui è percorsa la lettera indirizzata al Comune di Castel di Tora, resa nota dallo stesso Mons. Messina, è ingiustificato e lo è ancor più l’uso di una terminologia inappropriata all’indirizzo di Don Roberto e del Vescovo di Rieti. Tra i principali compiti dei pastori della Chiesa vi è quello di non scandalizzare i fedeli e non inasprire senza motivo gli animi, soprattutto in occasione di festeggiamenti religiosi che si tengono annualmente e che sono finalizzati all’edificazione sociale e spirituale del popolo di Dio.

Strumentalizzare una festività religiosa e dare amarezza ad un’intera popolazione, per affrontare altre questioni, non sembra la via più corretta e nemmeno propriamente evangelica.