Cassa Integrazione: a Rieti +473% per quella in deroga

«Diminuiscono nel mese di novembre 2014 le ore di cassa integrazione nel Lazio. Dopo il boom dello scorso ottobre con oltre centomila lavoratori in cassa integrazione, a novembre si assiste a un calo del 45 per cento delle ore autorizzate. E anche i lavoratori che usufruiscono della CIG sono diminuiti rispetto al mese precedente attestandosi a poco più di 54 mila. Quarantacinque mila in meno quindi rispetto a ottobre, ma oltre undici mila in più rispetto a novembre 2013, quando il numero dei cassaintegrati sfiorava i 43 mila. Dato in linea con l’andamento nazionale che nel Lazio, però, evidenzia forti differenze tra le province».

È quanto rende noto la Uil di Roma e del Lazio partendo da alcuni dati elaborati sulla cassa integrazione nel mese di novembre 2014. «Se a Frosinone si registra un calo delle ore pari al 89,8% e a Latina un -7,8% – spiegano dal sindacato – Viterbo, Rieti e Roma continuano a mantenere il segno più e a raggiungere cifre preoccupanti: +107,3% nella provincia di Viterbo, + 69,1% Rieti e +10,7% la Capitale. In queste ultime due sono soprattutto le ore della cassa in deroga ad aumentare, con un più 473% a Rieti e più 86,5% a Roma».

Secondo il segretario generale della Uil del Lazio, Pierpaolo Bombardieri, è il segno «di una crisi oramai strutturale che si accanisce soprattutto sulle piccole aziende che hanno maggiore difficoltà a reagire. Il caso di Roma è particolarmente significativo. Da più di un anno denunciamo nella Capitale la crescita delle ore di CIG ordinaria e quindi l’avvio di nuove crisi, cui bisognava porre rimedio urgentemente».

«Adesso siamo giunti alla fine del percorso» sottolinea Bombardieri. «Le aziende, soprattutto le piccole, non ce la fanno più e la cassa in deroga è l’ultimo tentativo prima della chiusura definitiva. Se a ciò si aggiunge una tassazione regionale e comunale tra le più alte d’Italia si comprende quanto la situazione sia estremamente delicata e precaria. E non aver previsto in bilancio un abbassamento dell’Irpef comunale o almeno uno scaglionamento per fasce di reddito, come più volte richiesto dai sindacati, non aiuta sicuramente e non facilita la ripresa che, anzi, in alcuni settori, sta diventando una chimera».

«A risentirne sono soprattutto l’artigianato e il commercio, che registrano rispettivamente incrementi pari a 123,7% e 39,3%, mentre è in lieve miglioramento la situazione nei settori dell’industria e dell’edilizia, dove gli ammortizzatori sociali hanno avuto il merito di mantenere in vita alcune imprese che altrimenti sarebbero state destinate alla chiusura – conclude Bombardieri – come già avvenuto per molte di esse».