La Caritas diocesana e i percorsi di integrazione

Non sempre le cose funzionano male. Al contrario, capita che da Rieti arrivi pure qualche eccellenza, o almeno che vengano erogati servizi di buon livello. Come nel caso dello Sprar della Caritas.

Ha raccolto molta attenzione il servizio che «Frontiera» ha pubblicato qualche settimana fa sulla condizione di un gruppo di rifugiati per cause umanitarie a Rieti. Per fortuna quello documentato non è il destino di tutti i rifugiati che si trovano nel capoluogo. L’esperienza in questo settore della Caritas Diocesana, ad esempio, figura senz’altro tra quelle più positive.

«Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) – ci ha spiegato Antonella Liorni della Caritas a margine della Giornata Mondiale contro il Razzismo – è costituito dalla rete degli enti locali. Per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata, accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, sono in grado di garantire interventi di “accoglienza integrata” che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico».

Dunque si punta al protagonismo del migrato…

Sì, i progetti territoriali dello SPRAR sono caratterizzati da un protagonismo attivo, condiviso da grandi città e da piccoli centri, da aree metropolitane e da cittadine di provincia. A differenza del panorama europeo, in Italia la realizzazione di progetti SPRAR di dimensioni medio-piccole – ideati e attuati a livello locale, con la diretta partecipazione degli attori presenti sul territorio – contribuisce a costruire e a rafforzare una cultura dell’accoglienza presso le comunità cittadine e favorisce la continuità dei percorsi di inserimento socio-economico dei beneficiari.

Qual è il ruolo di Caritas a Rieti?

Il Comune di Rieti, con l’assessorato alle Politiche Sociali, è il titolare del progetto SPRAR dal 2001. La Caritas diocesana gestisce il progetto dal 2009 grazie all’impegno del suo direttore Don Benedetto Falcetti. I Rifugiati sono accolti in tre appartamenti situati al centro della città e messi a disposizione dalla Diocesi di Rieti grazie all’interessamento del vescovo. Mons. Delio Lucarelli ha sempre mostrato molta attenzione e particolare sensibilità per il fenomeno dell’immigrazione e dell’asilo nella nostra città. La Curia ha anche messo a disposizione dello staff della Caritas che si occupa del progetto SPRAR i locali di Via Sant’Agnese dove vengono svolte tutte le attività a favore dei rifugiati ospiti nel progetto.

Di quali numeri parliamo?

Il progetto ospita 18 rifugiati, uomini e donne singole. L’anno scorso, grazie al turn-over, siamo riusciti ad ospitare 32 persone provenienti da Eritrea, Somalia, Ghana, Guinea, Costa d’Avorio, Nigeria, Congo, Pakistan, Mali e Afghanistan. Sono tutte le persone che hanno lasciato il progetto e hanno trovato una sistemazione lavorativa e abitativa o sul nostro territorio o fuori regione.

Il fenomeno ha avuto un picco duranti i fatti di Lampedusa?

Beh, considerata l’emergenza di accoglienza che si è verificata nel 2013 a causa del numero elevato di sbarchi a Lampedusa, il Ministero dell’Interno ha deciso di ampliare il numero di progetti SPRAR sul territorio nazionale. Negli anni il progetto SPRAR gestito dalla Caritas è migliorato sotto l’aspetto qualitativo, infatti nella graduatoria nazionale che comprende 270 progetti. Rieti è al 60° posto.

È senz’altro un ottimo risultato per una realtà piccola come la nostra…

Infatti. In questi anni, per favorire una vera integrazione, lo staff di Caritas ha dato impulso alla costituzione di una rete territoriale che comprende, associazioni di categoria, camera di commercio, enti di formazione professionale. Tutte realtà impegnate in modo attivo (attraverso protocolli di intesa) in materia di formazione lavoro, tirocini formativi e inserimento lavorativo. Importante anche il protocollo di intesa con le ACLI di Rieti in materia di orientamento lavorativo.

Il lavoro è sempre il tema centrale…

È inevitabilmente così, e soprattutto in questo periodo di crisi la Caritas punta sulla formazione professionale. Si cerca di fornire al rifugiato un bagaglio professionale che può, nel caso non riesca a trovare lavoro sul nostro territorio, portarsi dietro e spendere altrove. Nell’ambito di formazione, il Comune di Rieti e la Caritas sono stati presi come modello di riferimento da parte del Servizio Centrale dello SPRAR (ente di controllo e monitoraggio dello SPRAR istituito dal Ministero dell’Interno e dall’ANCI). Infatti la costituzione della rete territoriale attraverso i protocolli d’intesa è stata considerata una buona prassi da presentare a tutta la rete nazionale. Siamo molto orgogliosi di questo!

I servizi dello Sprar

Corso di italiano permanente (tutto l’anno) al quale tutti i beneficiari del progetto hanno l’obbligo di partecipare

Corsi di educazione sanitaria anche in collaborazione con la Croce Rossa Italiana

Corsi di educazione civica e orientamento all’ordinamento giuridico italiano

Assistenza legale per ricorsi e ricongiungimenti familiari

Orientamento sulla legislazione italiana ed europea in materia di asilo e immigrazione

Formazione lavoro e attivazione di tirocini formativi

Bilancio di competenze e curriculum vitae

Orientamento per la ricerca di lavoro

Mediazione culturale e linguistica

Segretariato sociale

L’aiuto del teatro

Per favorire la conoscenza della materia e l’avvicinamento dei rifugiati alla cittadinanza, il progetto Sprar della Caritas organizza periodicamente attività di sensibilizzazione e informazione rivolti soprattutto alle scuole (convegni, presentazione di libri, campagne informative ecc…). Tutti gli anni viene avviato un Laboratorio di teatro sociale diretto dalla compagnia Teatro Alchemico che vede coinvolti direttamente i rifugiati del progetto Sprar ma è anche aperto gratuitamente a tutta la cittadinanza. Tutti coloro che volessero partecipare possono presentarsi in Via Sant’Agnese n. 26 il mercoledì alle ore 14,30 o telefonare al numero 339 7845192. Durante il laboratorio oltre a seguire un programma ben preciso per la ricerca delle possibilità espressive e lo studio di testi, canzoni ed immagini pittoriche funzionali al lavoro teatrale, si dà vita ad una vera e propria “terra d’incontro”, dove persone diverse tra loro per provenienza, cultura, lingua, religione e estrazione sociale, risultavano essere unite in maniera affiatata, al fine non solo di partecipare al processo creativo che porta allo spettacolo, ma anche a quello di sana cooperazione, del lavoro di gruppo, di crescita collettiva attraverso la conoscenza reciproca, il confronto con la diversità e l’arricchimento personale attraverso di essa.