Canzio: «Reato di immigrazione clandestina inutile e dannoso»

«La risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa, mentre la sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo, fino al più rigoroso provvedimento di espulsione, darebbe risultati concreti». Lo ha detto il Primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio a proposito del reato di immigrazione clandestina durante la sua relazione per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2016.

Il magistrato, reatino d’adozione (qui si è sposato, è cresciuta la sua famiglia, ha persieduto la commissione tributaria provinciale e torna a vivere quando gli è possibile) ha parlato anche di terrorismo, sottolineando che «ogni forma di criminalità organizzata o terroristica, anche quella internazionale di matrice jihadista», deve essere condotta «nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato». Diversamente «tradiremmo la memoria» dei magistrati «caduti in difesa dei più alti valori democratici» e «non faremmo onore al giuramento di fedeltà che abbiamo prestato».

Canzio ha anche rivolto lo sguardo ai problemi interni della Cassazione, riconoscendo che versa «in uno stato di profonda e visibile crisi di funzionamento e di identità», con i dati di fine anno che «segnano l’insuccesso di una strategia mirata alla deflazione delle pendenze e del pesante arretrato mediante il mero aumento della produttività, fino al limite dell’esaurimento delle energie dei magistrati e del personale».

Per il Primo presidente della Suprema Corte è ormai è a rischio «la qualità della giurisdizione di legittimità», sommersa da una mole di ricorsi (105mila le cause civili pendenti da oltre tre anni, quelle tributarie sono il 32,7% quelle di lavoro il 14,3%) che ha «proporzioni mostruose» rispetto a quelle, molto esigue, di altre Corti. Se continua così, avverte Canzio, la Cassazione scivolerà sempre più nel «modesto ruolo di Corte di revisione o di terza istanza», abdicando a quello di “Corte del precedente”. «Si impone l’urgente e coraggioso avvio di un percorso di autoriforma, mediante l’adozione, anche sperimentale, di misure organizzative interne, radicali e inedite».