Cammini creativi. I racconti di Roberto Billi a LargoCult / INTERVISTA

Sarà presentato sabato 23 luglio alle 21.30, negli spazi di largo San Giorgio attrezzati per dare vita alla rassegna LargoCult, il libro Cadono gocce come se piovesse, esordio narrativo del cantautore Roberto Billi, pubblicato dalla piccola ma agguerrita casa editrice Funambolo di Rieti. Un doppio evento, perché alla presentazione del libro farà seguito un concerto per chiudere in festa la serata

È in libreria dallo scorso 30 giugno Cadono gocce come se piovesse, una raccolta di racconti umoristici pubblicata dal cantautore Roberto Billi, già leader dei “Ratti della Sabina” e oggi solista, per i tipi della Funambolo Edizioni.

«È stata una sorta di sfida – ci spiega l’autore – sono uno scrittore pigro. Anzi, non mi sono mai definito tale: ho scritto sempre canzoni, ma confrontarmi con la scrittura vera e propria era comunque difficile. Una sfida che, grazie alle ragazze di Funambolo Edizioni, è diventata una bella realtà».

Il risultato di questa operazione, ben confezionata dall’editrice reatina, consiste in 44 racconti brevi: «In qualche modo io li ho pensati come se fossero parte di una storia unica, come se il racconto fosse spezzettato all’interno di tanti racconti. Ma possono esser visti anche come tanti racconti isolati: sta anche alla fantasia del lettore. Ovviamente il tutto è condito da paradossi ed espressioni un po’ surreali. È un po’ la mia passione, sia quando scrivo canzoni che per i racconti. Deformare la realtà mi diverte e volevo che il libro avesse una chiave umoristica, una sfumatura ironica. È il filo conduttore di tutto quanto il libro».

Dove hai preso ispirazione per i tuoi testi? È a Rieti che cadono gocce come se piovesse?

Può essere anche Rieti. Mi colpiscono cose che leggo, che vedo, incontri nel quotidiano. A volte sono storie che traggo dai ricordi del passato, dal posto in cui sono nato, cresciuto e in cui ho vissuto. Anche a Rieti, perché parte della mia vita si è svolta e si svolge anche a Rieti e nella Sabina. Sono i luoghi a cui sono affezionato. In queste gocce che cadono come se piovesse qualche fotografia metaforica di Rieti ci può sicuramente stare.

Fino al mese scorso i tuoi fan ti conoscevano solo come cantante e musicista. È una bella sfida diventare scrittore, un’opportunità ma anche un rischio.

Hai detto bene. Ma sono una persona che ama le sfide e i rischi, tra l’altro rischi belli. Inizialmente mi risultava difficile pensare la scrittura in maniera estesa: sono abituato a scrivere canzoni e conservo un’abitudine a contrarre il testo. La capacità di sintesi che ho acquisito nel tempo per scrivere canzoni mi risultava quasi di ostacolo nello scrivere cose con uno svolgimento narrativo. Ma la mia sfida è stata proprio quella: vincere i miei stessi limiti, frutto dell’abitudine di scrivere canzoni. Per me è stato più difficile vincere in questo che trovare l’idea su cui scrivere. Di idee ne ho tante per fortuna, anche perché prendo tanti appunti. Ogni cosa che mi viene in mente la segno, di conseguenza sono sempre pieno di foglietti e registratori che porto con me.

Materiale per il futuro.

Diciamo che questo libro potrebbe essere un bel passaggio per cose future. Stavolta mi sono concesso dei racconti perché sono di un’unità di misura a metà tra le canzoni e un romanzo. Ho scritto più di una canzone, ma meno di un romanzo. Mi sono molto divertito a farlo, rischi o meno; perciò spero che sia un avventura non alternativa alle canzoni, ma semplicemente parallela, perché fa parte del mio mondo e del mio immaginario.

Molti cantantautori, come Roberto Vecchioni e Luciano Ligabue, sembrano muoversi sulla stessa linea. Per non parlare di Guccini, ormai scrittore affermato. È il segno di un bisogno di forme espressive diverse?

Secondo me sì, assolutamente. Ovviamente non posso parlare per gli altri. A livello di forme espressive sono diventato musicista per caso: la mia formazione e passione era quella della pittura, delle arti grafiche. Poi ho incontrato la musica, che definisco sempre ironicamente il mio più bel incidente di percorso. Ho imparato a suonare la chitarra tardissimo, però è diventata la mia strada. La cosa bella è che le arti grafiche, la pittura e le immagini in quanto tali non le ho mai abbandonate, in qualche modo sono diventate una componente creativa anch’esse. Quando compongo con la chitarra già penso al testo, quando penso al testo già penso alle immagini che lo potrebbero accompagnare. Lo stesso è stato adesso con il libro. Mentre scrivevo sentivo la musica nelle parole, anche se non stavo facendo una canzone. È stato molto stimolante. Per me alla fine la necessità creativa in qualche modo viene fuori in maniera quasi naturale, è un’esigenza.

Quindi hai intrapreso una sorta di cammino che salta tra le varie forme espressive e i vari linguaggi con un’unica direzione, un’unità di fondo.

Esatto. E poi hai parlato di cammino tra i vari linguaggi e il libro stesso offre al lettore un continuo cambio di passo. C’è uno stile narrativo unico, ma nel modo di affrontare i racconti ho usato varie strategie comunicative, ritmi diversi e schemi totalmente differenti.