Camera di Commercio

Camera di Commercio: nel reatino in 8 anni ristoranti in crescita del 18,9 %

Cresce il settore “Food” anche a Rieti: è quanto emerge dall’analisi Unioncamere-InfoCamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di Commercio effettuata fotografando il settore tra il 31 marzo 2011 e il 31 marzo 2019

Cresce il settore “Food” anche a Rieti: è quanto emerge dall’analisi Unioncamere-InfoCamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di Commercio effettuata fotografando il settore tra il 31 marzo 2011 e il 31 marzo 2019 ed in particolare le imprese con attività nel settore della “ristorazione con somministrazione”.

Sono infatti cresciute del 18,9% le imprese rilevate dal Registro Imprese della Camera di Commercio di Rieti, che hanno raggiunto al 31 marzo di quest’anno quota 396, con un incremento, quindi, negli ultimi 8 anni, di 63 unità.

Complice di questo “boom” della ristorazione che dal 2011 al 2019 ha riguardato tutta la Penisola, potrebbe essere il tempo sempre maggiore trascorso dagli italiani fuori casa a cui si aggiungerebbero altri fattori tra cui il grande successo per i programmi sulla cucina in TV.
Nel periodo analizzato il numero delle aziende di ristorazione iscritte alle Camere di Commercio è cresciuto del 27,4% corrispondente ad una media annua del 3,4% con punte del 6,3% in Sicilia e del 5% in Campania.

Alla fine di marzo di quest’anno, le imprese del settore hanno raggiunto le 142.958 unità, ben 30.724 in più rispetto alla stessa data del 2011. I protagonisti di questo universo vanno dal piccolo ristorante a conduzione familiare alla grande impresa di respiro globale, passando per le ormai diffusissime reti di franchising della cucina. A riprova della grande articolazione del comparto, i dati certificano una suddivisione sostanzialmente paritaria delle aziende tra società di capitale (il 32,6% del totale del totale), società di persone (il 31,7%) e imprese individuali (il 34,4%). Un’impresa su quattro è guidata da donne, da “under 35” e da stranieri (rispettivamente 11,9 e l’11,5% del totale).
Nel periodo analizzato, la crescita si è concentrata per due terzi nelle regioni del Centro-Sud. Delle oltre 30mila realtà in più rilevate a marzo 2019, il 37% è localizzato nel Mezzogiorno e un altro 28% in quelle del Centro, per un incremento esattamente pari al 66% di quello complessivo. La vivacità maggiore si registra in Sicilia, dove tra 2011 e 2019 si è registrata una crescita del 50% (2.847 imprese in più), Campania (+39,8% corrispondenti a 3.661 realtà in più) e Lazio (+37,3% equivalente a 4.743 operatori in più). La Lombardia, pur assente dai primi posti della classifica della crescita, è la regione italiana con il maggior numero di ristoranti (20.000) e il saldo più elevato in valore assoluto (+4.777 imprese) negli otto anni considerati.

A livello provinciale, leader è Siracusa dove, tra marzo 2011 e marzo 2019, si è registrata una crescita del 72% nel numero degli operatori, pari ad un ritmo del 9% in media all’anno. Con l’eccezione di Milano (al terzo posto con un aumento del 64% nel periodo) le prime cinque piazze della graduatoria sono occupate da altre province siciliane: Catania, Palermo e Trapani, tutte oltre la soglia del 50% di crescita negli otto anni. All’estremo opposto, due sole le province (Enna e Aosta) in cui la platea della ristorazione, nell’intervallo 2011-2019, si è ristretta.
Prendendo in esame le sole imprese costituite nella forma di società di capitali (per le quali vige l’obbligo di presentare il bilancio al Registro delle imprese delle Camere di commercio), la foto scattata alla fine di marzo di quest’anno restituisce il profilo di circa 21.400 realtà imprenditoriali della ristorazione italiana. Prese insieme, nell’anno 2017 (ultimo disponibile) queste imprese hanno realizzato un valore della produzione di poco superiore agli 11,7 miliardi di euro, corrispondente ad una media di circa 543mila euro per azienda.

Osservando questa torta dal punto di vista della tipologia di conduzione delle aziende, emerge come il 15,4% del giro d’affari complessivo fa riferimento ad imprese a guida femminile, il 7,5% a imprese guidate da persone non nate in Italia e il 6,7% a giovani con meno di 35 anni.