Calcagnadoro, tra natura e territorio: una mostra d’arte per i 25 anni della Fondazione Varrone

Presentata la prima Mostra permanente della Fondazione Varrone per il 25 esimo anniversario di istituzione. «Calcagnadoro unisce i luoghi e le persone, anima artistica del territorio», afferma la vice Presidente Cari. La Fondazione nel settore Arte ha erogato quasi 8 milioni di euro. Il curatore ravennate «una preziosa raccolta antologica dell’inconfondibile artista, protagonista del sapere delle mani».  Apertura straordinaria per tutte le festività. Ingresso libero

Nello storico Palazzo Potenziani, sotto l’elegante volta affrescata della Sala del Consiglio di indirizzo, di raffinata ispirazione manierista, si è svolta la conferenza stampa di presentazione della prima Mostra permanente promossa dalla Fondazione Varrone in occasione del 25 esimo anniversario dell’istituzione delle Fondazioni di origine bancaria in Italia.

Alla presenza di tutte le testate giornalistiche locali, la Vice presidente Mariella Cari ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, individuata dal CdA, rappresentativa dei 25 anni di attività della Fondazione al servizio del territorio. Dopo aver citato i dati ACRI sui 20 miliardi erogati dalle 88 Fondazioni bancarie italiane solo negli ultimi 16 anniha evidenziato il contributo ingente che la Fondazione Varrone ha messo a disposizione del territorio solo nel settore dell’ARTE, di oltre 7, 5 milioni di euro, pari al 23% dei totali 33 milioni erogati in 25 anni di attività, facendo anche un passaggio sul contributo devoluto al settore Istruzione, in cui è inserita anche l’Università; di circa 11 milioni di euro.

«Questa mostra, a cui abbiamo lavorato molto: dall’acquisizione dei quadri, all’attenzione per lo stato conservativo, è un progetto ambizioso che vuole valorizzare l’eccellenza artistica del nostro territorio rappresentata da Calcagnadoro, che diventa un filo di congiunzione tra le persone  e i luoghi, essendo le sue opere pittoriche e decorative presenti in molte case di privati nonché in prestigiosi palazzi istituzionali. Invito tutti a fruire di questa  mostra allestita in uno spazio molto suggestivo come la Sala Mostre di Palazzo Potenziani, che costruito sullo sperone roccioso dell’antico centro della città, offre scorci naturalistici  e architettonici che consentono di coniugare cultura e territorio, istanza artistica e paesaggistica».

La Vice Presidente ha chiuso il suo intervento parlando di probabile nuove acquisizioni di quadri che andranno ad arricchire l’esposizione attuale (di circa 100 opere) e dell’interazione con i soggetti del territorio nonchè con le scuole per l’educazione all’arte dei bambini attraverso laboratori e iniziative, evidenziando che la comunità deve sentire la mostra come propria.

Il curatore Claudio Spadoni, allievo di Francesco Arcangeli, già direttore dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, membro di numerosi comitati scientifici, critico di molte riviste specializzate,  ha specificato che Calcagnadoro, è stato definito petit-maitre,  solo perché non è si era inserito nei grandi circuiti di arte, ma è stato un’eccellenza per la città in cui è vissuto. «Un pittore di provincia nel senso del mio M° Francesco Arcangeli, per cui le province sono spazi del mondo. Personalmente sono stato sempre attento a questi particolari artisti», ha esordito Spadoni.

Il critico ravennate ha definito Calcagnadoro una personalità complessa, portatore di un principio etico dell’arte e significativo rappresentante del sapere manuale e della conoscenza tecnica, instancabile decoratore d’interni che ha saputo coniugare la decorazione muraria e l’affresco, tradizione italiana apprezzata nel mondo e la pittura a cavalletto. Un artista che ha rappresentato in modo inconfondibile l’eredità ottocentesca e un generoso docente. Di lui, il noto pittore Mafai scriveva: «è stato il mio unico maestro e gli sono grato per la disciplina che m’imponeva».

Spadoni ha poi spiegato che la mostra seguirà un percorso tematico attraverso i vari generi della pittura; ritratto, natura morta, figura umana, paesaggio e una parte dedicata ai disegni, gli schizzi preparatori e studi del Maestro. È stata riservata un’area al pittore Giuseppe Ferrari, molto noto fuori Rieti, sempre in viaggio in diversi Paesi del mondo, è stato definito pittore orientalista.

Il curatore ha sottolineato l’efficacia e l’importanza  dell’operazione fatta dalla Fondazione,  nel creare e garantire una preziosa raccolta antologica dell’artista, inimitabile nel modo di intendere la pratica dell’arte. Ha concluso il suo intervento ringraziando per la collaborazione e il supporto la Dott.ssa Shanti Scopigno della Fondazione Varrone e la restauratrice Anna Paola Salvi.