Bulgaria: a Gabrovo, nella prima parrocchia del post comunismo. Dove il bar è diventato una chiesa

È la prima comunità rinata nel Paese dopo la caduta del regime. Nonostante l’ambiente un po’ “ristretto”, i fedeli mantengono viva la fede e con entusiasmo aspettano di avere un vero e proprio luogo di culto. La catechesi via skype e l’organista, Lilia, di 11 anni. Il racconto del parroco, don Strahil Kavalenov

Ogni domenica i fedeli si riuniscono per la messa nell’ex bar, trasformato in cappella. Succede a Gabrovo, che oltre a essere la città natale di Christo, l’artista originario della Bulgaria autore della passerella sul lago d’Iseo, è un luogo-simbolo del “rinascimento” nazionale, dove sono fiorite numerose attività commerciali e manifatturiere. Situata nel centro geografico del Paese, è conosciuta da queste parti come la “Manchester bulgara”.

 

Una parrocchia di periferia. La piccola parrocchia cattolica di Gabrovo è situata nel centro storico, dietro la sede della Regione e di fronte all’edificio del liceo di Aprilov, la prima scuola bulgara fondata nel 1835. “È una realtà nuova, la prima parrocchia della diocesi di Nicopoli, fondata dopo la caduta del comunismo nel 1995 dal padre passionista Marco Partenza”, racconta al Sir il parroco attuale, don Strahil Kavalenov. Si tratta di una vera e propria parrocchia di periferia, pur non essendoci ancora la chiesa. “Abbiamo fatto un po’ di lavori per rendere questa casa con un piccolo giardino più idonea, abbiamo messo il Crocifisso sulla facciata”, spiega don Kavalenov.

Ma l’ambiente non scoraggia i fedeli che aspettano con entusiasmo la messa domenicale.

“Siamo l’unica realtà cattolica nell’intera regione e il territorio della parrocchia si estende per decine di chilometri quadrati”, prosegue il racconto del sacerdote. “Ci sono persone che arrivano da oltre 30 km, anziani che viaggiano con l’autobus…”. Nell’ultimo ventennio del comunismo, molti cattolici si erano spostati a Gabrovo per lavorare nelle numerose fabbriche tessili. Provenivano da Ores, Dragomirovo, Malchika, Belene, da altre città della Bulgaria del Nord. “Così si era formata col tempo una numerosa comunità che chiedeva al vescovo la possibilità di avere la messa”.

Ambiente secolarizzato. Negli anni si sono susseguiti diversi pastori: prima i passionisti, poi i salesiani fino al 1° gennaio del 2012, quando la parrocchia è stata affidata al giovane don Strahil Kavalenov. “Per troppo tempo queste persone sono rimaste senza contatti con la Chiesa che praticamente non era presente nella loro città e ora pian piano iniziano a tornare”, spiega il prete. Che aggiunge:“Negli ultimi anni il numero dei fedeli è cresciuto, prima venivano soprattutto donne anziane, adesso la maggioranza sono famiglie con figli, gli eredi dei primi cattolici insediatisi a Gabrovo”.Secondo il parroco, “il problema è che sono complessivamente pochi, in un ambiente secolarizzato, lontani dalle loro radici”.

 

Catechesi via skype. Ma anche a Gabrovo non mancano belle testimonianze. L’accompagnamento musicale durante la messa è affidato all’undicenne Lilia, una ragazza di Sevlievo, la più giovane organista della Bulgaria. Mentre per facilitare i ragazzi che vivono lontano dalla parrocchia, il parroco ha deciso di tenere incontri di catechismo via skype. “È un modo innovativo e interattivo che attira l’attenzione dei giovani ed elimina il problema del viaggio per venire in parrocchia”, spiega don Kavalenov. Il sacerdote racconta la storia di Micaela, 11 anni, non cattolica, che dopo un’esperienza al tradizionale campo estivo decide di ricevere la prima comunione nella parrocchia cattolica.

Il beato bulgaro Bossilkov. La parrocchia di Gabrovo è dedicata a mons. Eugenio Bossilkov, il vescovo bulgaro fucilato dai comunisti nel 1952 per aver mantenuto fedeltà alla Santa Sede. Qui si custodisce anche una reliquia della camicia insanguinata del beato, l’unico oggetto rimasto dopo l’esecuzione. “Purtroppo ancora oggi la sua tomba rimane ignota”, spiega il sacerdote, il quale racconta che a Gabrovo vivono alcuni pronipoti del vescovo martire.Il sogno più grande per i cattolici di Gabrovo è  poter avere un vero edificio di culto, in cui celebrare. “Confidiamo nel Signore e magari un giorno anche questo si avvererà”, spera don Kavalenov.