Botta e risposta sulla Neonatologia del De’ Lellis

È lo stesso manager della Asl di Rieti, Rodolfo Gianani, ad annunciare la possibile chiusura del reparto di Neonatologia dell’ospedale de Lellis. Gianani ha spiegato di aver fatto richiesta di nuovo personale da destinare al reparto, ma sembra che ad oggi non sia ancora arrivata nessuna risposta dalla Regione Lazio. Se dalla Regione non verrà preso in considerazione il piano aziendale presentato da Gianani, ci saranno ripercussioni su tutta la Asl reatina con l’inevitabile chiusura di importanti servizi e la compromissione dei livelli essenziali di assistenza. A quel punto la Asl reatina subirà il blocco delle assunzioni, la chiusura del neonatale, il declassamento del pronto soccorso da Dea di secondo livello. Tutto a discapito della popolazione.

Come se non bastasse è di questi giorni la notizia che la Regione Lazio ha pubblicato il riparto dei fondi per i servizi sociali della Regione con tagli che colpiscono la provincia di Rieti di oltre il 30% dei fondi e che si abbatteranno soprattutto sui territori più disagiati e non consentiranno l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza.

Ed ecco il Direttore Generale della Asl che prospetta l’interruzione di alcuni servizi fondamentali se non verrà approvata la richiesta di deroga al blocco della assunzioni. E porterà a non poter garantire i livelli essenziali di Assistenza.

Da parte sua il consigliere regionale Antonio Cicchetti rassicurare che «la presidente Polverini non intende in alcun modo chiudere o declassare la neonatologia o l’Ospedale De Lellis. Allo scopo di prendere i necessari provvedimenti è stata convocata una riunione tecnica sulla rete perinatale del Lazio presso gli uffici regionali e la situazione di Rieti risulta al primo punto dell’ordine del giorno».

Fatto sta che la mancata autorizzazione al reclutamento del personale determinerà in alcuni settori della sanità conseguenze pesanti. Si parla della disattivazione del punto nascite presso l’Ospedale “S. Camillo de Lellis” il declassamento da sede di DEA di I° livello a sede di solo Pronto Soccorso. Questo costringerebbe gli utenti reatini a doversi recare negli ospedali umbri o in altri nosocomi attrezzati per l’assistenza al parto ed al neonato. Tutto ciò porterebbe all’interruzione di pubblico servizio. Tutto ciò porterebbe all’allungamento delle liste di attesa e alla progressiva riduzione dei livelli di assistenza per tutte le tipologie di assistenza e su tutto il territorio della provincia, alla riduzione dei livelli di assistenza relativi a salute mentale, a dipendenze, a pazienti fragili, a prevenzione sui luoghi di lavoro e, come se non bastasse, alla riduzione dei posti letto ospedalieri.

Ecco perché le associazioni che si stanno battendo perché ciò non accada (Alcli Giorgio e Silvia, Associazione Malattia Alzheimer Rieti, Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili, Associazione Nazionale Terza Età Attiva per la Solidarietà, Associazione Reatina Volontari Ospedale, Associazione per l’Autogestione dei Servizi e la Solidarietà, Cittadinanzattiva Rieti e Associazione Tracce) ribadiscono che «se questi sono gli effetti a breve scadenza non è difficile immaginare cosa accadrà nel lungo periodo: Rieti diventerà una città fantasma dove non si nasce più e dove sarà più facile morire. Associazioni e cittadini non sono più disposti ad accettare passivamente il risultato di una cattiva gestione degli attuali e dei precedenti governi regionali e locali che accompagna questo accanimento irrazionale verso la nostra Provincia che ne determinerà necessariamente il progressivo disfacimento».

A schierarsi con le associazioni anche l’assessore alle Politiche sociali della Provincia, Luigi Taddei che dice «comprendiamo che i consiglieri regionali di maggioranza si trovino in difficoltà a giustificare scelte della Regione che penalizzano inequivocabilmente Rieti e i suoi cittadini, ma non è accettabile pensare di non dare risposte alle persone che vedono ogni giorno drasticamente ridotti i livelli dei servizi essenziali. La maggioranza alla Pisana continua ad arrampicarsi sugli specchi cercando di scaricare su altri la responsabilità di scelte operate dall’attuale Giunta Polverini. Relativamente agli stanziamenti di quelli che un tempo erano i Piani di Zona, c’è stata una netta riduzione dei fondi, pari al 20 per cento, e quindi 4 distretti su 5 della nostra provincia subiranno tagli che renderanno praticamente impossibile l’erogazione di servizi ai cittadini. Per quanto riguarda il il reparto di Neonatologia sarebbe corretto dire qual è la “fonte certa” della Regione Lazio che smentirebbe il documento firmato dal direttore della Asl di Rieti, nominato dalla Polverini».

Anche il segretario generale della Cgil di Rieti, Tonino Pietrantoni, sottolinea come «l’ultima notizia che arriva dalla Regione Lazio relativa al taglio di circa il 30% per la Provincia di Rieti, del finanziamento sui piani di zona lascia sbalorditi e indignati. Dalla scuola, alla sanità, alle infrastrutture non c’è provvedimento che aiuti questo nostro territorio».