«Bisogna prendere delle decisioni per cambiare traiettoria»

A Parigi un “summit delle coscienze” per il clima. L’incontro ha riunito una quarantina di personalità del mondo religioso e politico nella città che a dicembre ospiterà la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici (Cop21). Il presidente Hollande: la situazione è tale che “obbliga la mobilitazione e l’impegno di tutti”. Il Patriarca Bartolomeo e il card. Turkson: serve una “conversione del cuore”. Andrea Riccardi: le religioni possono “insegnare e fondare una conversione ecologica”.

La battaglia per invertire la pericolosa rotta del riscaldamento climatico del pianeta si vince insieme, con l’impegno di tutti: capi di Stato e di governo, imprenditori, leader religiosi, credenti e non credenti. Perché la crisi ambientale è prima di tutto una “crisi di senso” e per risolverla richiede oltre a una mobilitazione politica, anche una “conversione del cuore”. È il presidente della Repubblica francese François Hollande a fare gli onori di casa a Parigi, nella sede del Cese (Conseil Economique, Social et Environnemental) dove si è svolto un “summit delle coscienze” per il clima. L’incontro ha riunito una quarantina di personalità del mondo religioso e politico nella città che a dicembre ospiterà la Conferenza internazionale “Cop 21” sui cambiamenti climatici. La posta in gioco per gli Stati e i governi di tutto il mondo è altissima. Siamo già arrivati al punto di non ritorno e se non si prendono subito decisioni importanti, il cambiamento climatico porterà in tempi rapidi e con effetti sorprendenti a fenomeni devastanti che metteranno a rischio la vita stessa del genere umano: sparizione della foresta amazzonica; scioglimento delle calotte glaciali; innalzamento degli oceani.

La situazione è tale che “obbliga la mobilitazione e l’impegno di tutti”. Hollande fa appello alle “autorità morali e religiose” perché aiutino gli Stati a tracciare un cammino di sviluppo compatibile con la natura. A Parigi viene citato spesso papa Francesco e il riferimento all’Enciclica “Laudato si’” è costante e generale. Lo ammette lo stesso Hollande che, dopo aver esaltato il sistema francese fondato sulla laicità, confida all’auditorium di aver letto l’Enciclica apprezzandone “le riflessioni preziose” sul tema dell’ecologia in essa contenute. “Questo summit delle coscienze – aggiunge – prende atto di questo contributo. Parte dalla constatazione che la crisi climatica e più ampiamente la crisi ecologica non si riducono ad una dimensione scientifica e tecnologica, economica o politica ma rimandano a una crisi di senso”. E la crisi di senso si vince con il cuore.

Il presidente Hollande fa di nuovo affidamento all’esperienza del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Lo aveva chiamato nei primi mesi di quest’anno a far parte di una delegazione francese in visita nelle Filippine alla regione colpita dal tifone. Il Patriarca è noto per il suo impegno a favore dell’ambiente. Ma la preoccupazione per il futuro del pianeta sta salendo. “Mai in passato – dice prendendo la parola a Parigi -, gli uomini e le donne si sono trovati al punto di rendere possibile la distruzione del proprio ambiente e la propria specie. Mai prima, nella lunga storia di questo pianeta, gli ecosistemi della terra sono stati confrontati con un danno quasi irreversibile di tale portata. Questo è il motivo per cui è nostra responsabilità far fronte a questa sfida unica per adempiere il nostro dovere verso le generazioni future”. Il patriarca Bartolomeo parla di una “conversione del cuore” rispondendo con un’inversione di rotta anche spirituale alle sollecitazioni degli scienziati che “instancabilmente” esprimono la necessità di “un cambiamento radicale nel nostro stile di vita”.

“In gioco c’è l’avvenire del pianeta che è la nostra casa comune” e “l’ostacolo principale è nel nostro cuore.
Bisogna prendere delle decisioni per cambiare traiettoria”, dice in sintonia perfetta con il Patriarca, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio giustizia e pace. Il rappresentante della Santa Sede ricorda che l’espressione più usata dal Papa nell’Enciclica è “cura”, che significa “avere a cuore il destino della nostra casa comune” e “quando l’uomo ha a cuore qualcosa, la protegge con passione e impegno”. L’invito pressante del Papa ai leader mondiali è di non “accontentarsi” delle “belle idee” ma di trasformarle in realtà. La “domanda principale” che attraversa tutta l’Enciclica è: “Che mondo vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli?”. E il pianeta già oggi non è più un luogo sicuro per tanti. Il riscaldamento del clima provoca una serie di catastrofi naturali come tifoni, inondazioni e desertificazioni che mettono a rischio la vita stessa degli abitanti. È Andrea Riccardi, ma non solo, a ricordarlo. Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio denuncia che ci sono 22 milioni di rifugiati climatici nel mondo e milioni sono le vittime a causa di questi eventi. Ma le religioni possono fare molto insieme per “insegnare e fondare una conversione ecologica”. “Nessuno è un’isola”, dice Riccardi, e se vogliamo salvarci lo possiamo fare solo tutti insieme. Il grido di allarme lanciato dagli scienziati si trasforma a Parigi sulla bocca dei leader religiosi come un messaggio di speranza nella convinzione che la situazione è fragilissima ma “è ancora possibile agire”.