Berlusconi: confermata la condanna

Il costituzionalista Cesare Mirabelli analizza la sentenza della Corte di Cassazione sulla vicenda dei diritti Mediaset: “Il giudizio è sereno e non politico”. E si augura che tutte le forze in campo non si lascino “travolgere da emozioni e reazioni indebite”. Infine ricorda che “la vera urgenza è quella di concentrare l’attenzione sui grandi problemi del Paese”

La condanna in via definitiva di Silvio Berlusconi a 4 anni e la ridefinizione della pena “accessoria”, cioè gli anni dell’interdizione dai pubblici uffici (i 5 comminati dalla Corte d’appello di Milano): questo il pronunciamento della Corte di Cassazione in merito alla condanna definitiva di Berlusconi, impugnata dallo stesso, per il reato di frode fiscale nell’ambito del processo sui diritti tv Mediaset. La decisione, di cui si è data lettura oggi, attorno alle ore 19.50, ha monopolizzato l’attenzione italiana e internazionale e potrebbe cambiare il futuro politico del Paese. Per comprendere meglio gli aspetti giuridici di questo pronunciamento il Sir ha intervistato il costituzionalista Cesare Mirabelli.

Che giudizio dà di questo pronunciamento della Cassazione?

“La Cassazione ha confermato la condanna, quindi anche la pena principale. Così come del resto aveva segnalato il pubblico ministero, ha ritenuto di rinviare al giudice di merito la valutazione circa la durata della pena accessoria, vale a dire l’interdizione dai pubblici uffici, accogliendo l’indicazione del pubblico ministero che aveva segnalato che nella decisione della Corte d’appello di Milano c’era un errore nella sua determinazione. La stessa Cassazione avrebbe potuto provvedere alla sua rettifica, cosa del resto richiesta dallo stesso pubblico ministero, ma ha ritenuto di non farlo. La valutazione è sicuramente corretta perché implica l’apprezzamento di merito sulla gravità del reato, sull’intensità del dolo e su ogni altro elemento che influisce sulla condotta della persona”.

Ritiene che siamo di fronte a una sentenza “speciale”, considerato chi fosse uno degli imputati?

“Il fatto che Berlusconi sia un politico di spicco nel nostro Paese non implica una ‘specialità’ nel giudizio di merito. Infatti, tale giudizio è e deve essere sereno e non politico. Direi che, da questo punto di vista, i cittadini devono guardare con fiducia alla decisione, che può certo avere effetti politici ma del tutto indipendenti dalla stessa decisione della Cassazione e dei giudici. Il giudice, da questo punto di vista, deve essere assolutamente lontano da ogni polemica politica e dall’apprezzamento politico degli effetti di quanto decide”.

Cosa metterebbe in luce della decisione odierna?

“L’attenzione è stata molto alta, potranno derivarne polemiche e conseguenze di varia natura. Si potranno anche sollevare lamentele su eventuali vizi nella conduzione del processo stesso, ma tutto rientra nelle giuste posizioni di accusa e difesa. Come già accennato, il processo è ‘singolare’ per la qualità dell’imputato principale, per gli effetti sull’opinione pubblica e per il quadro politico. Ma non ho dubbi che sia stato condotto con giustizia”.

Che “futuro politico” è immaginabile per Berlusconi, a questo punto?

“C’è un’interdizione dai pubblici uffici e l’esclusione giuridica dalle funzioni pubbliche come pena accessoria. Il resto è elemento di ‘lotta politica’. La singolarità è che riguarda un leader di una delle grandi componenti politico-parlamentari, ma questo non dipende dalla giurisdizione, è solo un dato di fatto politico”.

Un’ultima domanda “politica”: cosa può succedere in Italia alla luce degli eventi odierni e della situazione delicata in cui si trova il nostro Paese?

“Ogni mia considerazione ‘politica’ è del tutto opinabile. Ma possiamo dire che dal punto di vista formale, fin quando non ci sarà la rideterminazione della pena accessoria e la condanna a essa connessa, non vi è ostacolo giuridico all’esercizio delle funzioni pubbliche. Tale rideterminazione necessiterà di un certo tempo, sicuramente alcuni mesi. A decidere sarà una sezione della Corte d’appello diversa da quella che ha deciso la sentenza di condanna. Non è da escludere che ci siano o vengano, comunque sia, poste altre questioni nel prosieguo del giudizio. Ciò che è certo è che la condanna alla pena accessoria non c’è ancora, o meglio c’è dal punto di vista sostanziale ma non opera. Quindi mi sento di dire che, pur nella singolarità del caso, la situazione vada affrontata dalle forze politiche con serenità. Non bisogna farsi travolgere dalle emozioni e bisogna, invece, concentrare l’attenzione sui grandi problemi che il nostro Paese ha in questo momento. Le forze politiche tutte dovranno mostrare la loro serenità e il loro senso di responsabilità nel gestire questa fase che abbiamo davanti. In una parola, occorre una dose di ampia serenità per non cavalcare la situazione ‘accendendo fuochi’, che sarebbero quanto mai deleteri”.