Beni culturali: nelle zone di Amatrice e Accumoli in custodia anche gli oggetti votivi

Un grande patrimonio artistico e di fede rischia di scomparire se non si provvede alla messa in sicurezza esterna e interna delle chiese. Intanto la diocesi sta provvedendo al recupero delle opere d’arte nei luoghi di culto, all’inventario e alla custodia, in stretta sinergia con il Mibact. L’obiettivo è rimetterle al loro posto una volta che le chiese saranno riaperte

«La ricostruzione della dimensione comunitaria, senza la quale è difficile restare, passa anche per questi luoghi sacri». Non ha dubbi il vescovo Pompili sull’importanza dei beni culturali. La diocesi di Rieti è dunque impegnata in prima linea nello sforzo di conservazione e tra le persone sul campo ha Lorenzo Serva, che si occupa di recuperare i beni culturali nella zona di Amatrice e Accumoli in collegamento con il MiBact, i Vigili del Fuoco e il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

«Il 90% dei luoghi culto è inagibile», spiega Lorenzo, che è al lavoro dai giorni immediatamente successivi alla prima scossa del 24 agosto scorso. Il compito è arduo: «Mettere in sicurezza le opere d’arte delle chiese e dei santuari danneggiati. In questi sette mesi abbiamo quasi completato il recupero di tutte le opere. All’appello mancano solo 15 siti».

Una volta estratte le opere da ciò che resta delle chiese, queste vengono inventariate. I beni segnati nelle schede ministeriali, quelli di maggiore pregio, vengono catalogati e posti in custodia a Cittaducale in un hangar della ex caserma della Forestale. Le restanti, in generale doni e opere offerte dalla popolazione, vengono portate in un magazzino della Curia di Rieti per essere conservate e catalogate.

«Sono elementi dall’alto valore affettivo – dice Serva – e per questo la diocesi si è mossa subito per preservarle, in vista del loro ritorno nelle chiese di origine una volta rimesse in piedi e riaperte. Si tratta di arredi sacri, quadri, statue, ex voto segno di forti legami di fede e di devozione».