Benessere: a volte, è solo questione di scelta / 1

Le generazioni più giovani sono biologicamente più vecchie di quelle precedenti.

Un trentenne di oggi ha l’efficienza metabolica di un quarantacinquenne di dieci anni fa: Questo processo di peggioramento, iniziato negli anni novanta, è imputabile, in primo luogo, all’epidemia di sovrappeso e obesità.

Più longeve ma meno sane, ecco il destino delle nuove generazioni, secondo un ampio studio epidemiologico condotto da ricercatori dell’University Medical Center di Utrecht e del National Institute for Public Health dei Paesi Bassi e pubblicato sullo European Journal of Preventive Cardiology.

Lo studio ha analizzato i dati relativi al Doetinchem Cohort Study, una ricerca che ha seguito oltre 6000 persone per un ventennio, a partire dal 1987, misurandone periodicamente i principali fattori di rischio cardiovascolare: peso corporeo, pressione sanguigna, colesterolo totale e colesterolo HDL, la lipoproteina ad alta densità che ha una funzione protettiva.

I soggetti sono stati classificati per sesso e suddivisi in gruppi di età, 20-29, 30-39, 40-49 e 50-59 anni, in modo da valutare il profilo di rischio della “generazione” di un certo decennio con il profilo di rischio della generazione dei decenni successivi.

I principali problemi evidenziati dall’analisi dei risultati riguardano la percentuale di persone sovrappeso, obese e con ipertensione, che aumenta con l’età in tutte le generazioni, ma in quelle più giovani la prevalenza di questi fattori di rischio è più alta.

Così, mentre nella prima generazione di trentenni era sovrappeso il 40% dei maschi, in quella successiva la percentuale era salita al 52%. Inoltre, a questo andamento sfavorevole corrisponde, per tre delle quattro generazioni considerate, un parallelo andamento sfavorevole del diabete.

Per le donne, l’aumento della prevalenza si è manifestato solamente nelle ultime generazioni considerate dallo studio, ma ad un ritmo ancora più accelerato: la prevalenza di obesità è raddoppiata in soli 10 anni.

Un analogo peggioramento da una generazione all’altra vi è stato, per entrambi i sessi, anche per quanto riguarda l’ipertensione, con l’eccezione delle ultime due generazioni di maschi, nelle quali i valori sembrano essersi stabilizzati.

Per converso, non si sono osservate variazioni significative nell’ipercolesterolemia, piuttosto, nelle prime due generazioni, si è assistito ad un aumento dei valori di colesterolo HDL, ossia un miglioramento.

Paradossalmente, osservano i ricercatori, anche se l’aspettativa di vita è in continua crescita, dal punto di vista biologico e metabolico, ciascuna generazione è “più vecchia” di 15 anni rispetto alla precedente; ciò significa che sarà esposta più a lungo ai danni conseguenti a obesità e ipertensione e che, alla maggiore aspettativa di vita, non corrisponderà una migliore qualità della vita stessa.