Benedetto XVI: il primo tweet

C’ero anch’io questa mattina a sbirciare l’orologio, in attesa del primo tweet di Benedetto XVI. L’emozione per una Chiesa al passo con i tempi, per un Papa che “sta” con il popolo della Rete.

124 caratteri (spazi inclusi) di amicizia, che, in pochi secondi, hanno raccolto retweet, hanno fatto il giro del mondo, online e offline, sono stati rilanciati su tutti i formati e le piattaforme, sono arrivati nelle strade, nelle case, in coda ai semafori, nel caos delle stazioni ferroviarie, nelle scuole, negli uffici, nei negozi… Strade di polvere, quelle del nostro tempo, impastate di dolore e gioia, speranza e dubbio.

Per dire “ci sono anch’io, finalmente”, il Papa usa la parola che più gli è abituale: “Grazie”. Un messaggio così raro in questi tempi, anche in Rete. Il “grazie” per una risposta generosa che, in questa settimana, ha incuriosito, solleticato e sollecitato il “popolo della Rete”, a inviare domande e commenti al profilo di Benedetto XVI: una ricerca ha testato circa 20 mila tweet contenenti l’hashtag #faiunadomandaalpapa.

E via al dialogo con gli uomini e le donne, incontrati in quegli spazi mutanti, secondo dopo secondo, attraverso quei fili interconnessi e soffici che fanno la Rete. Il Papa è lì dove si vive e si lavora, si studia e si condivide, si commenta e si provoca, si decide e si disfa, si costruisce e si lascia.

Pillole di saggezza, quasi un soffio, consigli che sanno di casa, di chiacchierata tra una cosa e l’altra: “Dialoga con Gesù nella preghiera, ascolta Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in chi ha bisogno”. Come dire, gli ingredienti per vivere un quotidiano bigio di pioggia o splendente di sole, più a portata di persona, di mente e di cuore: dialoga, ascolta, incontra Gesù nella preghiera, nel Vangelo, in chi ha bisogno accanto a te.

E l’incontro non si ferma. Il Papa intercetta l’interrogativo: “Come vivere la fede in Gesù Cristo in un mondo senza speranza?”. È la domanda di sempre, implicita o esplicita. La risposta di Benedetto XVI ribalta la prospettiva da cui guardarci e guardare il nostro tempo. Non un mondo senza speranza, ma una vita, la nostra e quella degli altri, abitata dall’“amore sempre fedele di Dio”, Padre e Madre. Un invito ad “alzare lo sguardo” perché “non siamo mai soli”, a pensare e agire a partire da Dio “la roccia sicura su cui costruire la vita”.

La decisione di Benedetto XVI di entrare in Twitter è coraggiosa, perché dà visibilità e concretezza al mandato della Chiesa di annunciare il Vangelo. Il messaggio finale del Sinodo sulla nuova evangelizzazione invita a sedersi accanto ai “pozzi” di oggi. La Rete, con i suoi ambienti e le sue risorse, è uno di questi pozzi. Un pozzo senza confini, con-fuso, senza centro e autorità. Ma anche lì, tra post e immagini, di link in link si scrive l’inquietudine e l’anelito verso il più, si rischia la solitudine e la chiacchiera, si vive la solidarietà e la democrazia dal basso.

La presenza del Papa, e con lui di molti cristiani, sacerdoti, religiosi e laici che da tempo sono cittadini presenti e attivi in Rete, è un segno di speranza e di apertura, di “mediazione” in un tempo di crisi educativa, per aiutare e accompagnare a guardare più in là, per cogliere di sorpresa e far pensare, suscitare le domande e cercare le risposte. Come uno degli amici che pochi secondo dopo il tweet inaugurale di Benedetto XVI commentava: “Accidenti, non fai entrare il prete a benedire la casa, e ti arriva il Papa a farlo da Twitter. Senza via di scampo!”.