Il bene culturale identità e risorsa del territorio. No, grazie?!

Un pluriennale impegno nel settore della didattica dei beni culturali consente al Liceo Artistico Antonino Calcagnadoro, di proporsi quale scuola di riferimento per la cultura artistica e del patrimonio nel territorio provinciale, accogliendo istanze, potenzialità e lavorando alla scoperta, valorizzazione e fruizione di luoghi, artisti o opere, legati al territorio al fine di rafforzare l’identità culturale quale asset strategico nell’epoca della globalizzazione e del multiculturalismo.

Il progetto “Impara l’arte e …NON …Metterla da parte”, nasce per declinare didatticamente l’art.9 della Costituzione Italiana:“la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Rispondendo ad una mission fondamentale, quella di formare l’uomo e il cittadino, la scuola ha sposato da un decennio una battaglia culturale (http://www.liceoartisticorieti.it), sulla negletta chiesa di Sant’Antonio Abate, opera documentata del Vignola come attestano i mandati di pagamento all’architetto nel 1570. La perdita funzionale dell’edificio ha inevitabilmente compromesso il valore identitario del bene culturale tant’è che molte persone, soprattutto i giovani, ne ignorano l’esistenza. Eppure è indiscutibile il ruolo centrale del Vignola nella storia dell’architettura italiana, ma anche le relazioni che egli ebbe con il territorio sabino a seguito del suo rapporto privilegiato con il casato dei Farnese i quali, attraverso il cardinale Alessandro, vescovo di Sabina e dell’abbazia di Farfa, avvicinarono l’architetto alla committenza locale.

Nel solco del suo stile plastico e michelangiolesco si inserisce il palazzo gentilizio della famiglia Vincentini che, dal 1927 è sede della Prefettura di Rieti. Quest’ultimo, – soprattutto noto per la sua armonica e splendida loggia e per l’attiguo giardino all’italiana -, è erroneamente ritenuto del Vignola e convenzionalmente catalogato come uno dei simboli della città. Al contrario un’opera certa, quale la chiesa di San Antonio Abate, versa nell’abbandono più totale! Può sembrare velleitario ribadire tutto ciò, ma alla luce dei recenti e drammatici eventi sismici, l’SOS Patrimonio è tornato alla ribalta con una forza deflagrante che non interroga solo gli addetti ai lavori, ma una intera comunità.

Una scuola, vocata all’arte come il Calcagnadoro, non può sottrarsi a tale impegno civico perché l’educazione alla Bellezza combatte la barbarie e rafforza il senso di appartenenza. Pertanto come non reclamare più presenza dello stato e del MIBACT quando si assiste al crollo dei monumenti abbandonati a loro stessi?! Torri cittadine, chiese, simboli storici di una comunità sono stati lasciati senza alcuna protezione e si sono sbriciolati sotto i nostri occhi perplessi e sconcertati. La domanda forte e insistente che corre sui social è: si poteva evitare? E lo scrigno dell’Icona Passatora in quali condizioni versa? Riusciremo a risparmiare quel che resta di S. Agostino da altri crolli possibili? Ritorna così prepotentemente l’interrogativo circa l’opera dell’uomo. Come disse il Vescovo Pompili (che ancora ieri ha ribadito la fondamentale importanza della salvaguardia del patrimonio monumentale e artistico nell’area colpita dal sisma), nella toccante omelia dei funerali della vittime, quanto l’uomo è responsabile? Oggi, superato quel momento, spiace rilevare come solo il primo febbraio le istituzioni, che traducono in azioni concrete l’incipit dell’articolo 9 della carta Costituzionale, abbiano iniziato a puntellare il campanile, pesantemente lesionato, della chiesa della Filetta gioiello unico e irrinunciabile per il popolo di Amatrice. E la nostra chiesa di S. Antonio Abate, di proprietà della regione Lazio, dopo il susseguirsi di questi sismi dal 2009 ad oggi in quali condizioni versa? Questa la provocazione culturale della prof.ssa Letizia Rosati e di Valentino Iacobucci, seguiti dal contributo di studiose, M.Laura Rossi e Pamela Maiezza, che hanno elaborato un’ipotesi scientifica di recupero e riuso dell’immobile. Non mancherà una riflessione sull’idea di città, quale progetto di rigenerazione urbana mappando i tanti, troppi, edifici storici abbandonati intra ed extra moenia a cura dell’architetto Elena Rapetti.

Di tutto questo si parlerà il 3 febbraio presso la sede dell’Ordine degli Architetti di Rieti in palazzo Dosi dalle ore 15,30 alle 17,30 per chiudere il seminario dei cinque eventi culturali organizzati dal Liceo Artistico dedicati al patrimonio culturale non come problema o solo come onere finanziario per lo stato, ma come risorsa culturale ed economica. Speriamo di non dover dire ancora che i beni culturali sono la cenerentola di questo paese!