Barbara donna nuova

«La Lux Vide aggiunge un altro tassello al suo prezioso mosaico agiografico, optando coraggiosamente per la vita di una figura sicuramente meno conosciuta dal grande pubblico. Una produzione più piccola del solito e nata un po’ in sordina per un film tv senza troppe pretese, ma confezionato come sempre in maniera molto professionale e non privo di spunti interessanti».

Questo il giudizio de «L’Osservatore Romano» sul film dedicato alla Patrona di Rieti. La recensione, firmata da Emilio Ranzato, che trova la regia di Carmine Elia capace di portare la storia della Santa «lidi oscuri e intestini molto vicini a quelli della tragedia classica». «C’è infatti – spiega Ranzato – solo un passo fra la Barbara ormai consapevole del proprio percorso di fede, e le eroine greche orgogliosamente gelose di leggi non scritte che considerano ben al di sopra di quelle stilate dagli uomini».

«Ma interessante è anche il disegno di una Barbara vista come donna nuova, figura per certi versi quasi proto-femminista, naturalmente incline alla libertà (la voglia di sfuggire a un matrimonio combinato) e all’uguaglianza (l’amicizia con la schiava) valori che il nuovo verbo non farà altro che supportare e suggellare, a conferma della sua propensione a calarsi nel mondo concreto» spiega ancora Ranzato, per il quale il limiti della sceneggiatura «semmai, emergono alla distanza».

La seconda parte del film è parsa infatti più debole, «forse anche a causa delle scarse nozioni storiche che si hanno sulla vera vita della santa, rimane l’impressione che si poteva trarre di più dal disegno dei personaggi, e soprattutto dalla loro dialettica, alla lunga un po’ ripetitiva», nonostante la buona prova degli attori.