Le parole del Papa

Avvento tempo di speranza, più sobrietà e attenzione a vicini

Francesco ai neo Cardinali: non cediamo al sonno della mediocrità e dell'indifferenza e prega per le popolazioni dell’America Centrale colpite dagli uragani

L’Avvento come tempo di attesa e di speranza in vista del Natale. Francesco ha voluto salutare i fedeli in occasione dell’Angelus domenicale facendo una raccomandazione (QUI IL TESTO INTEGRALE): “Cerchiamo di ricavare del bene anche dalla situazione difficile che la pandemia ci impone: maggiore sobrietà, attenzione discreta ai vicini che possono avere bisogno e qualche momento di preghiera in famiglia con semplicità”. Secondo il pontefice infatti “Dio non delude la nostra attesa” anzi “in mezzo alle tempeste della vita, Dio ci tende sempre la mano e ci libera dalle minacce”. Il pontefice ha invitato i fedeli ad avere coraggio e attendere il modo fiducioso il Signore: “Sappiamo bene che la vita è fatta di alti e bassi, di luci e ombre. Ognuno di noi sperimenta momenti di delusione, di insuccesso e di smarrimento. Inoltre, la situazione che stiamo vivendo, segnata dalla pandemia, genera in molti preoccupazione, paura e sconforto; si corre il rischio di cadere nel pessimismo, nella chiusura e nell’apatia”. E ha aggiunto: “L’attesa fiduciosa del Signore fa trovare conforto e coraggio nei momenti bui dell’esistenza. E da cosa nasce questo coraggio e questa scommessa fiduciosa? Nasce dalla speranza”.

Durante l’omelia in occasione della messa per l’ordinazione dei 13 nuovi cardinali avvenuta sabato (QUI IL TESTO INTEGRALE), il Papa ha ricordato la centralità dell’attesa del Signore nella vita di tutti giorni: “Se siamo attesi in Cielo, perché vivere di pretese terrene? Perché affannarci per un po’ di soldi, di fama, di successo, tutte cose che passano? Perché perdere tempo a lamentarci della notte, mentre ci aspetta la luce del giorno?”.

E ancora: “Perché cercarsi dei padrini per la promozione della propria carriera?”. E ha messo in guardia i fedeli dal sonno della mediocrità che “viene quando dimentichiamo il primo amore e andiamo avanti per inerzia, badando solo al quieto vivere. Ma senza slanci d’amore per Dio”, al contrario della fede “che è desiderio ardente di Dio, è audacia continua di convertirsi, è coraggio di amare, è andare sempre avanti”. Secondo il pontefice la soluzione è la vigilanza della preghiera perché “pregare è accendere una luce nella notte”. Altrettanto ‘pericoloso’ è il sonno dell’indifferenza: “Chi è indifferente vede tutto uguale, come di notte, e non s’interessa di chi gli sta vicino, cominciando a lamentarsi di tutto, poi si sente vittima di tutti e infine si fanno complotti su tutto”. Per Francesco bisogna reagire con la vigilanza della carità, che è “il cuore pulsante del cristiano”.

“Pregare e amare, ecco la vigilanza – ha spiegato Francesco. Quando la Chiesa adora Dio e serve il prossimo, non vive nella notte. Anche se stanca e provata, cammina verso il Signore”.

Al termine dell’Angelus, il Papa ha espresso vicinanza alle popolazioni dell’America centrale colpite dai forti uragani e ha invitato i pellegrini a pregare per i 13 nuovi membri del Collegio cardinalizio.

da avvenire.it